On the road (again) un viaggio che ha attraversato mezza Europa: nessuno controlla il green pass
Il primo di luglio siamo partiti per un viaggio che ci ha portato ad attraversare in meno di una settimana […]
Il primo di luglio siamo partiti per un viaggio che ci ha portato ad attraversare in meno di una settimana quasi mezza Europa. È solo un caso che la nostra partenza è coincisa con l’entrata in vigore del green pass europeo, quando abbiamo pianificato il viaggio, infatti, non lo sapevamo ancora.
In questo articolo:
La prima parte del viaggio è stata in compagnia della mia famiglia in direzione Lettonia partendo da Savona. Il ritorno è stato una tirata senza fiato per tornare nel minor tempo possibile (autovelox permettendo): quasi 5000 km tra andata e ritorno.
La prima tappa è stata Trieste dove abbiamo soggiornato al DoubleTree, un hotel sopra le nostre aspettative. La mattina seguente abbiamo attraversato la frontiera tra Italia e Slovenia e ci siamo diretti alle grotte di Postumia. Eravamo molto curiosi di osservare cosa sarebbe successo in frontiera ed avevamo, ovviamente, pronti i nostri green pass…ma nessun controllo. Abbiamo quindi visitato le grotte più famose e grandi d’Europa nel cuore del Carso.
Questione vignette, ovvero il pagamento delle autostrade.
- Slovenia: si paga anche al casello subito dopo la frontiera o nelle aeree di servizio, periodo minimo una settimana di validità.
- Austria: anche qui si paga negli autogrill e nelle zone vicine all’autostrada, periodo minimo 10 giorni di validità
- Repubblica Ceca: la vignetta è digitale, non adesiva, servono i documenti del mezzo e si ottiene un QRcode, anche in questo caso validità minima 7 giorni
- Polonia: pagamenti via e-toll in fase di attivazione solo su alcuni piccoli tratti autostradali
- Lituania e Lettonia: la vignetta esiste solo per i mezzi pesanti
- Svizzera: si compra sempre in autogrill prima e/o dopo la frontiera, periodo minimo tutto l’anno a 41 franchi svizzeri.
Siamo quindi ripartiti in direzione Vienna, dove avevamo un appuntamento a cena con degli amici. All’arrivo alla frontiera, dopo aver acquistato la solita vignetta, la lunga coda lasciava presagire controlli e verifiche. Invece era solo traffico di vacanzieri con gli agenti che controllavano di fatto solo la presenza della vignetta sui cruscotti delle auto in transito.
In Austria abbiamo deciso di soggiornare all’Hilton Vienna Park, hotel tra i più grandi e conosciuti della capitale austriaca. Anche in questo caso struttura ottimamente posizionata, upgrade a Junior Suite e colazione gratuita grazie allo status Gold Hilton Honors.
Durante tutto il viaggio, che ci ha portato ad attraversare 13 frontiere, il green pass non ci è mai stato controllato, ad eccezione del soggiorno in due hotel. La prima volta, la mattina a colazione a Vienna, l’addetto al ristorante ci ha chiesto di mostrare il pass. Una veloce occhiata, senza nemmeno controllare se si trattasse della tessera del bus o il coupon dell’Esselunga e ci ha accompagnato al tavolo.
Dopo colazione, siamo ripartiti in direzione Polonia. Anche a Varsavia l’hotel scelto è Hilton. Ovviamente in ogni nazione ci sono leggi diverse su mascherine, distanziamento e regolamenti. In generale è sembrato un viaggio del mondo di prima, mascherine a parte.
L’ultima parte del viaggio di andata è stata la leg più lunga: da Varsavia alla capitale lettone, ovviamente dopo aver attraversato la frontiera e tutta la Lituania.
Prima di entrare in Lettonia bisogna compilare un modulo online e ottenere il green pass locale, ennesimo QR che, a seconda delle risposte che abbiamo formulato, ci dirà se possiamo girare tranquillamente per il paese o se dobbiamo isolarci e per quanto tempo. Ovviamente nessun controllo alla frontiera. Nessuna recensione per il Garden Inn di Riga perchè ci siamo stati già parecchie volte e lo ho già recensito.
Il viaggio di ritorno mi ha (ri)portato in Italia, questa volta senza famiglia che è rimasta nella verde Lettonia. Ho attraversato nuovamente le frontiere di Lituania, Polonia e Repubblica Ceca, dove ho approfittato per dormire all’Hilton Praga Old City. Da qui veloce passaggio in Germania, Austria, Svizzera per rientrare in Italia dal tunnel del San Bernardino. Anche questa volta nessun controllo del green pass, se non una veloce sbirciata al momento del check-in a Praga con l’addetto che mi ha chiesto di mostrarlo e poi nemmeno lo ha guardato. Anche le frontiere svizzere erano assolutamente sguarnite.
In conclusione
Se i controlli in aeroporto ci sono, causando code e disagi alle persone che partono per via aerea, via terra nessuno controlla niente. In totale ho passato 13 frontiere e tra Slovenia e Austria le uniche code che ho incontrato erano causate dai controlli della vignetta e non del green pass. Allora viene proprio da chiedersi quale sia il senso di una misura del genere se poi viene usata, forse, solo per i viaggi in aereo.