Sono arrivato in Thailandia, Phuket con il Sandbox è aperta: ecco le mie prime impressioni
Nei giorni prima del mio arrivo in Thailandia le notizie che arrivavano da Bangkok erano preoccupanti. La variante Delta sta […]
Nei giorni prima del mio arrivo in Thailandia le notizie che arrivavano da Bangkok erano preoccupanti. La variante Delta sta colpendo il paese come mai era successo nei mesi precedenti. Il regno di Thailandia infatti era da sempre considerato uno stato verde e fino a marzo aveva registrato meno di 100 decessi.
In questo articolo:
Oggi la situazione è cambiata e, in un contesto di nuovi lockdown, la mia paura era che il governo decidesse di sospendere il Sandbox di Phuket, ovvero il protocollo studiato per riaprire gradualmente la nazione ai turisti dopo 18 mesi di chiusura delle frontiere.
Si è partiti da Phuket per 3 “semplici” motivi:
- E’ una delle capitali del turismo ed è dotata di un aeroporto internazionale
- E’ un isola collegata alla terraferma da un ponte, quindi controllabile
- Qui la vaccinazione di massa è iniziata prima proprio per aprire al turismo
Il mio viaggio in Thailandia è iniziato così.
L’arrivo a Phuket
Mentre in Italia si discute di chi controlla, cosa controllare e come farlo, qui è tutto incredibilmente (e perfettamente) organizzato.
Anzitutto la fase di ottenimento del COE, una sorta di visto, e la prenotazione in sole strutture certificate. Ma è all’arrivo in aeroporto che si capisce come, volendo, si può organizzare un controllo di massa e provare a ripartire.
Certo, quando si entra in aeroporto sembra quasi di entrare in un ospedale militare: personale con indosso PPE indica i vari percorsi, attenzione però a non sbagliare e prendere l’uscita ALQ e non quella Sandbox.
Subito dopo essere sbarcati, vengono controllati per la quarta volta tutti i documenti, e qui salta fuori una news: la app per il tracciamento è cambiata, non è più Thailandplus ma MorChana.
Verificati i documenti e scaricata la app, si passa ad un nuovo controllo, durante il quale viene registrato il COE (Certificate Of Entry) e nuovamente tutta la documentazione, in particolare l’assicurazione medica obbligatoria. Assicurazione che non mi è costata nulla grazie alla mia American Express.
Si passa poi alla cara e vecchia dogana, per noi italiani il visto è di 45 gg direttamente all’arrivo. Impronte e timbro e via al ritiro bagagli.
All’uscita dall’aeroporto c’è il 6° ed ultimo controllo, qui vengono registrati i passeggeri in arrivo e fatti i tamponi PCR. Tutto perfettamente organizzato, gli infermieri dentro i box effettuano il tampone in 40 secondi e via, un adesivo sul passeggero indica che il percorso Sandbox è completato.
Adesso manca un ultimo step: cercare il proprio autista per raggiungere l’hotel, una macchina per passeggero/gruppo per evitare contaminazioni.
Il tutto da quando si sbarca a quando si esce dura circa 45 minuti, non molto di più rispetto al mondo di prima.
In hotel
L’arrivo in albergo, o in una delle oltre mille strutture che hanno ottenuto il marchio SHA+ è il classico check-in, l’addetto dopo le solite pratiche scansiona il QR della app e si viene accompagnati in stanza.
Qui si dovrà attendere l’esito del tampone. Normalmente ci mette 4 ore, nel mio caso la telefonata dalla reception è arrivata dopo 7, ma poco male.
Adesso la vacanza può iniziare
In conclusione
Una organizzazione perfetta, talmente perfetta che sebbene la provincia di Phuket abbia registrato oltre 100 positivi in una settimana – quindi sopra i 90 previsti per le regole del sandbox – il Governo ha deciso di non fermare il progetto, anzi di arrestare la propagazione del virus fermando gli spostamenti interni. Dal 30 luglio, infatti, non è più consentito raggiungere Phuket dal resto della Thailandia, lasciando invece aperto il corridoio per i turisti.