Fare scalo (in epoca Covid) a Singapore in quello che era il miglior aeroporto del mondo
Singapore Changi è stato eletto per otto volte consecutive come il miglior aeroporto del mondo, prima della pandemia transitavano nell’hub […]
Singapore Changi è stato eletto per otto volte consecutive come il miglior aeroporto del mondo, prima della pandemia transitavano nell’hub di Singapore Airlines quasi 70 milioni di passeggeri all’anno. Poi sono arrivati il Covid-19 e le restrizioni e lo scalo, anche a causa delle rigide misure in essere, ha perso il titolo di miglior aeroporto del mondo.
In questo articolo:
In questi 18 mesi la città stato di Singapore ha avuto uno degli approcci più rigidi, frontiere chiuse da subito a tutti. La bolla con la vicina Hong Kong è scoppiata due volte, sempre prima di partire.
In primavera è stato autorizzato il progetto denominato Connect@Changi, un modo per far incontrare fisicamente le aziende del posto con i partner mondiali. Di fatto è stata creata una bolla dentro la fiera, dove si possono svolgere dei meeting dietro pareti di vetro. Ci si vede, ma non ci si tocca e soprattutto non si respira la stessa aria.
Adesso Singapore sembra aver preso una decisione, si va verso la riapertura perché – dice il Governo – dovremo imparare a vivere con il Covid.
Nel frattempo, però, l’aeroporto di Singapore continua ad operare come hub, è quindi possibile fare scalo e ripartire con un volo in connessione. Questo vuol dire che il biglietto deve prevedere l’intero itinerario, non si può ad esempio viaggiare verso Singapore con un biglietto e ripartire con un biglietto diverso. Il motivo è semplice: in aeroporto c’è una bolla e non si può, ovviamente, scappare.
L’arrivo a Singapore
Con un volo da Amsterdam di Singapore Airlines sono arrivato nell’ex colonia britannica, dove mi attendeva una connessione verso Phuket. Una volta che si è aperto il portellone dell’A350 siamo stati accolti da personale protetto da ogni tipo di PPI.
Qui siamo stati divisi in gruppi a seconda della destinazione finale e della nazionalità, ad ogni passeggero veniva fatto indossare un braccialetto con un colore diverso, a seconda di quale veniva assegnato bisognava mettersi in una coda diversa:
- Tutti i passeggeri che proseguivano il viaggio avevano un braccialetto color verde
- I passeggeri, non residenti, che si fermavano a Singapore erano dotati di un braccialetto color blu
- I residenti di Singapore, diretti a Singapore, venivano invece inviati direttamente ai controlli della dogana.
Il trasferimento dal gate all’area di attesa
Gli altri passeggeri che come me avevano un volo in connessione sono stati quindi accompagnati, anzi scortati, in un aeroporto deserto a prendere il people mover per raggiungere l’area del terminal, dove tutti i viaggiatori in transito attendono il momento di recarsi all’imbarco per il volo successivo.
Una volta scesi dal treno, si viene messi in fila e successivamente si passa al controllo documenti e temperatura,uno per volta.
L’area di attesa
Tutti i passeggeri attendono i propri voli in questa aera del terminal, a disposizione molte sedute con adeguato distanziamento.
Un piccolo chioschetto per comprare delle bevande e qualche snack.
Una piccola area giochi per i bambini, accessibile. Possibilità di ordinare da mangiare tramite app e pagare con la carta di credito scegliendo tra una serie di proposte che vengono consegnate in una apposita zona del terminal.
La premium waiting area
Viaggiando in business sul mio biglietto c’era scritto che avrei potuto usufruire della premium waiting area. In aeroporto, infatti, non è possibile muoversi liberamente, tantomeno ci sono lounge aperte. Se si ha molto tempo tra un volo e l’altro, è possibile pernottare in uno dei due hotel interni all’aeroporto, ma fortunatamente la mia era quella che, in gergo tecnico, si chiama una “short connection”.
Anche per accedere alla Premium Aerea, che altro non è che un gate convertito in lounge, viene misurata la temperatura e controllato il biglietto. Ovviamente non è accessibile con Priority Pass o carte similari.
All’interno di questa fantomatica vip lounge, solo poltrone e divanetti e un QR sul tavolino che permette di ordinare bibite e snack che non vengono consegnati al tavolo, ma vengono annunciati al microfono: il viaggiatore deve andare in fondo alla sala per ritirare i prodotti ordinati.
Dall’area di attesa al gate di partenza
L’organizzazione “paramilitare” dà qualche segno di cedimento quando viene chiamato il mio volo SQ276, uno dei due collegamenti giornalieri che Singapore ha con Phuket. Il volo era praticamente pieno e quindi in coda ai controlli per lasciare l’area d’attesa e dirigersi verso il gate c’era molta gente.
Gli addetti hanno faticato non poco a tenere in riga i passeggeri, anche perché per lasciare l’area era necessario controllare i documenti e la temperatura, la terza volta nell’arco di 30 minuti.
In conclusione
Le regole ferree in città sono state riprodotte anche in aeroporto. A differenza di quello che accade da mesi in altri scali come Dubai, Londra e quasi in tutto il resto del mondo, dove gli aeroporti sono aperti per tutti i passeggeri, servizi inclusi, qui si cerca di tenere tutto sotto controllo. La cosa assurda poi è che si finisce tutti “inscatolati” dentro un aereo più o meno pieno di persone.