La Corea del Sud riapre le frontiere (con quarantena), adesso servirà il K-ETA per entrare
La Corea del Sud è una delle nazioni che ha meglio gestito la pandemia. Anche qui, come in moltissimi altri […]

La Corea del Sud è una delle nazioni che ha meglio gestito la pandemia. Anche qui, come in moltissimi altri paesi del mondo, la variante Delta ha fatto nuovamente alzare il numero dei contagi, ma in una nazione dove le mascherine erano già di uso comune, i numeri sono stati tenuti sotto controllo.
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Ad aiutare il paese è stata anche la tecnologia, qui Samsung è di casa e gli smartphone sono in tasca a quasi tutta la popolazione. E’ stato inoltre imposto un rigido protocollo di tracciamento che ha permesso alle autorità di individuare cluster e mettere in sicurezza tutti i contatti.
Così come annunciato da Singapore, anche Seoul si prepara ad accogliere nuovamente i turisti (vaccinati e negativi) e per farlo ha deciso di adottare il sistema K-ETA, qualcosa di simile all’ESTA americano.
Dal 1° settembre è pienamente operativo e dovrà essere richiesto almeno 24 ore prima dell’ingresso in Corea, anche in caso di transito negli scali internazionali e se si viaggia con la compagnia di bandiera Korean.
Come nel caso dell’ESTA americano, è prevista una tassa da pagare, indicativamente 10 dollari. Ottenuta l’autorizzazione, avrà valore per 24 mesi e consentirà di effettuare accessi multipli sempre nel rispetto dei vincoli dei visti delle singole nazioni.
Frontiere riaperte dal 1° settembre
Da due giorni le frontiere della Corea del Sud hanno nuovamente aperto a tutti i visitatori (anche quelli per motivi non essenziali) vaccinati. Al momento però la soluzione scelta dallo stato asiatico è diversa da quanto fatto ad esempio da Singapore o Thailandia: tutti i viaggiatori dovranno sottoporsi ad isolamento per 14 giorni presso la propria abitazione o nelle strutture individuate dal Governo e solo dopo le due settimane e due test negativi potranno circolare liberamente.