Il mio giro del mondo ha rischiato di non iniziare nemmeno
Non importa quanto ci si senta “esperti” di una materia, una piccola svista può capitare sempre, e quello che mi […]
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Non importa quanto ci si senta “esperti” di una materia, una piccola svista può capitare sempre, e quello che mi è successo rischiava di lasciarmi a terra ancora prima di imbarcare la mia valigia sul primo volo da Londra a Francoforte.
In questo articolo:
Ho scritto molti pezzi su questo biglietto. Ho raccontato come lo ho prenotato nel 2020 e come in questi due anni ho faticato per tenerlo in piedi dopo ogni cancellazione e dopo aver passato ore e ore al telefono con il call center di Lufthansa.
Il problema dei posti
Lo ammetto, ho fatto un errore da principiante: dopo l’ennesima mail in cui mi veniva comunicata la cancellazione di un volo dell’itinerario e dopo aver trovato un addetto del CC desidero di aiutarmi, sono riuscito a riprogrammare l’itinerario, ma non mi sono ricordato di riprenotare i posti a bordo.
Così a 36 ore dal primo volo sono riuscito a prendere quello che restava, e devo dire non restava assolutamente molto, anzi tutti i voli su cui sarò avranno, a giudicare dalla mappa, veramente pochi posti liberi.
Il quasi peccato capitale
Con l’avvicinarsi della data della partenza e soprattutto una volta capito che questa volta sarei partito davvero, ho iniziato a controllare tutta la documentazione, tutti i requisiti di ingresso e le restrizioni covid. Di fatto nell’ultimo mese le regole sono cambiate in Giappone, Australia e Nuova Zelanda. Anzi in Australia sono cambiate due volte.
Allo stato attuale le frontiere del Giappone sono ancora chiuse, quindi non avrò problemi a transitare nell’aeroporto di Haneda, ma ovviamente non potrò uscire dall’area sterile.
L’Australia ha prima alleggerito le restrizioni e infine, proprio nei giorni scorsi eliminato ogni requisito. Infine anche la Nuova Zelanda ha reso più semplici i viaggi, ma sarò costretto a farmi un tampone quando arriverò ad Auckland e a denunciarmi in caso di positività.
In tutto questo marasma di cambiamenti avevo richiesto il travel pass per la nazione degli All Blacks, e scaricato la app per il PLF australiano, ma mi ero completamente dimenticato dell’eTA per poter entrare in Australia.
Come per l’Esta americano o il K-Eta della Corea del Sud, anche l’Australia richiede ai viaggiatori di registrarsi e pagare per ottenere il permesso di ingresso che dura un anno dalla data di emissione.
Si fa tutto tramite app, e per mia fortuna è stato tutto immediato, come accade per il Canada, mentre gli Stati Uniti richiedono almeno 24 ore di tempo per rilasciarlo.
Mi sono ricordato del mio amico Raffaele che qualche mese fa mi ha chiamato da Malpensa per raccontarmi come il suo viaggio verso gli USA fosse saltato proprio perchè si era presentato ai banchi del check-in senza l’Esta.
In conclusione
Ho rischiato di perdere tutto, senza l’ETA non avrei potuto imbarcarmi verso Francoforte e da qui a Sydney, passando per Tokyo. Ecco perchè conviene sempre controllare tutto 3 volte, specialmente quando si viaggia in zone dove non si è mai andati o dove non ci si passa spesso. Le regole possono sempre cambiare e le conseguenze in certi casi possono essere disastrose.