Il nuovo spot per il turismo della Nuova Zelanda è un ritorno alle origini
L’estate ormai è bel che tramontata e, siccome non ci sono più le mezze stagioni, si salterà l’autunno per passare […]
L’estate ormai è bel che tramontata e, siccome non ci sono più le mezze stagioni, si salterà l’autunno per passare direttamente all’inverno, o almeno nel nostro fuso orario.
In questo articolo:
Dall’altra parte del mondo invece si stanno preparando all’arrivo dell’estate, per esempio in Nuova Zelanda, dove il periodo estivo va da novembre a febbraio e il Natale lo si passa in costume e cappello di Babbo Natale.
Come ogni stagione turistica che si rispetti, tocca attrarre i visitatori e per farlo quest’anno la Nuova Zelanda ha scelto un ritorno alle origini.
La cultura Maori è tra le più affascinanti e complesse al mondo ed ogni anno attrae turisti da tutto il mondo. La Nuova Zelanda, dopo aver perso 90.000 posti di lavoro durante la pandemia, è pronta a riabbracciare i visitatori da tutto il mondo.
Gli spot sono usciti su YouTube e sono divisi in 19 mini spot da 30 secondi ciascuno, dove si vedono persone, panorami mozzafiato, balli, cucina, mare, natura e tradizioni secolari.
Per i fan de Il Signore degli Anelli, girato proprio in Nuova Zelanda, c’è uno spot dedicato a Lo Hobbit e la caratteristica casetta coperta di prato.
La campagna marketing si chiama “If You Seek”, ovvero “se cerchi”, ed è a cura del Tourism New Zealand che dopo 2 anni di chiusura si appresta a ripartire con la stagione estiva e richiamare il turismo.
La campagna mette in primo piano la cultura Maori e la popolazione neozelandese con avventure ed escursioni che fanno scoprire la vera essenza della cultura “100% Pure New Zealand”.
“Quello che la gente dice di amare della Nuova Zelanda quando se ne va è la cordialità e il calore della gente. Quando ti immergi, scopri le connessioni con la cultura Māori, la loro durata di cura della terra e il modo in cui pensano intergenerazionale”.
René de Monchy, CEO di Tourism New Zealand
Una cultura che si mischia al marketing diretto da Destination Think, la società di consulenza di marketing che ha curato la campagna.
“Quello che a volte vedi è che le culture indigene sono presentate più come una performance, una danza indigena o in un modo un po’ superficiale, ma ovviamente c’è più profondità in queste culture”
William Baker, CEO di Destination Think
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