Quando in aereo si poteva fumare… e cosa rischi se provi a farlo oggi
La prima compagnia al mondo a vietare il fumo a bordo è stata Turkish Airlines a metà anni 80 del secolo scorso
Sarà stato perché, se è vero il detto ‘fumare come un turco’, le cabine dei suoi aerei dovevano essere delle camere a gas. Ma fa comunque specie il fatto che sia stata, nel lontano 1986, Turkish Airlines la prima compagnia a vietare il fumo a bordo, sia pure sui voli di durata inferiore alle sei ore. Tutte le altre, o quasi, ci hanno messo una decina d’anni in più, disponendo il bando tra la fine dei Novanta e i primi Duemila.
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Chiunque abbia una quarantina d’anni se le ricorderà quelle carte d’imbarco con il simbolo stilizzato della sigaretta, che poteva essere sbarrato (posto non fumatori) oppure no (posto fumatori). Come oggi (non sempre) al check-in ti chiedono se vuoi un posto finestrino o corridoio (nel caso non lo si abbia già prescelto online), un tempo ti chiedevano: “Fumatori o non fumatori?”. A volte la scelta c’era, a volte no (spesso i posti fumatori, che erano meno numerosi degli altri, potevano essere esauriti).
Il fatto che in certe zone dell’aereo non si potesse e in altre fosse consentito fumare (che a noi oggi pare inimmaginabile, come pensare che un tempo si potesse fumare al cinema), era già un passo avanti, deciso dalle compagnie aeree negli anni Settanta per questioni di sicurezza antincendio con l’affermarsi del trasporto intercontinentale di massa legato alla comparsa dei Jumbo 747 e dei DC-10. Perché, fin lì, chiunque poteva fumare in qualunque zona o cabina di un aereo.
La vulgata vuole che a imporre un qualche limite sul fumo si sia arrivati in seguito alla caduta del volo Varig Rio De Janeiro – Parigi (rotta non fortunata…) causata dal propagarsi di un incendio innescato in una delle toilette: il Boeing 707 brasiliano si schiantò a cinque miglia dall’aeroporto di Orly l’11 luglio 1973 causando la morte di 123 persone.
Il fumo/non fumo poteva essere alternato (cioè con la parte anteriore della cabina non fumatori, quella centrale fumatori e quella posteriore ancora non fumatori), oppure bi-zona: cabina anteriore non fumatori e posteriore fumatori (i fumatori, generalmente, venivano piazzati dietro). Tutti i sedili, indiscriminatamente, avevano i braccioli dotati di portacenere, che nelle zone non fumatori venivano usati come portarifiuti (più spesso come porta chewing gum), che oggi sono del tutto spariti dalle dotazioni di bordo.
In Europa, l’anno decisivo per l’abolizione totale del fumo a bordo è stato il 1997, quando l’Unione europea lo ha proibito tra tutti gli Stati membri e le relative compagnie. Ma in Italia il divieto assoluto era stato introdotto già nel 1989. Turkish, che era stata l’apripista oltre dieci anni prima, ha vietato il fumo su tutti i suoi voli due anni più tardi, nel 1999. Nel 2000 è toccato agli Stati Uniti. In altri Paesi meno ‘sviluppati’ si è dovuto attendere molto: Cuba ha introdotto i voli smoke-free nel 2014 e la Cina addirittura nel 2017, ossia due anni dopo che negli Stati Uniti (e a seguire in Europa) sia stato introdotto anche il divieto di usare a bordo o trasportare nel bagaglio a mano o da stiva le sigarette elettroniche.
E se, in preda a raptus, ci si accendesse una sigaretta a 10mila metri di quota, che cosa si rischierebbe? Sia negli Usa che in Ue sono previste multe di migliaia di dollari o euro (negli Usa da 2.000 a 4.000 dollari). Ma chi tentasse di manomettere un dispositivo di rilevazione del fumo posizionato a bordo (un classico, nelle toilette) o dovesse opporre resistenza all’ordine di un assistente di volo di spegnere immediatamente la sigaretta (o il sigaro), rischierebbe la denuncia e il processo. E forse anche il linciaggio da parte degli altri passeggeri.
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