La parola più odiata da chi vola: overbooking. Cos’è, quali tutele si hanno e come ci si può guadagnare
‘Overbooking’ è una di quelle parole che nessuno vuole sentir pronunciare quando vola. Accade quando la compagnia aerea vende più […]
‘Overbooking’ è una di quelle parole che nessuno vuole sentir pronunciare quando vola. Accade quando la compagnia aerea vende più posti di quelli che ha a bordo di un aereo, o in una delle cabine dell’aereo.
In questo articolo:
Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di una politica deliberatamente adottata dalle compagnie aeree. Cioè di una cosa voluta, per mettersi al riparo da cancellazioni o no-show, lucrando in questo modo sia sulle penali del primo e del secondo caso (fatte salve quelle pochissime tariffe che consentono di rinunciare al viaggio senza costi aggiuntivi), sia sui biglietti venduti in più. Ed è del tutto legale.
Nel caso di alcuni vettori, come ad esempio l’americana Delta, è esplicitata addirittura nel contratto di viaggio che i passeggeri possono (dovrebbero) leggere al momento di effettuare una prenotazione.
Gli unici modi per evitare di finire tra i ‘passeggeri di troppo’ sono effettuare il check-in subito dopo la prenotazione, qualora ciò sia possibile (di solito con le low-cost, mentre le compagnie premium consentono di effettuarlo solo 48 o 24 ore prima della partenza del volo) o sfruttare uno dei privilegi che determinati status delle carte fedeltà frequent flyer prevedono (una compagnia non inserisce tra i passeggeri in overbooking clienti ‘Gold’, ‘Platinum’, ‘Executive’ o che dir si voglia).
In tutti gli altri casi, l’Unione europea ha previsto tutele specifiche, per chi venga lasciato a terra: innanzitutto una compensazione pecuniaria di 250 euro per le tratte aeree inferiori o pari a 1.500 km, 400 euro per le tratte intracomunitarie superiori ai 1.500 euro e tutte le altre comprese tra i 1.500 e i 3.500 chilometri, 600 euro per tutte le altre tratte.
Oltre a ciò, gli ‘appiedati’ possono scegliere tra il rimborso del biglietto e un volo alternativo, non appena possibile, verso la destinazione finale o un volo alternativo in una data successiva di loro gradimento.
La compensazione pecuniaria può essere ridotta del 50% (e, quindi, a 125, 200 e 300 euro) qualora il passeggero si sia imbarcato su un volo alternativo che gli consenta di raggiungere la destinazione finale con un orario d’arrivo che non superi rispettivamente di 2 ore quello inizialmente previsto su una tratta inferiore o pari a 1.500 chilometri, di 3 ore quello su una tratta intracomunitaria superiore ai 1.500 chilometri o extracomunitaria tra i 1.500 e i 3.500 chilometri, di 4 ore quello inizialmente previsto su tutte le altre tratte.
Infine, la compagnia aerea è tenuta a prestare assistenza, cioè a fornire al passeggero a titolo gratuito pasti e bevande in relazione alla durata dell’attesa; nel caso si rendano necessari uno o più pernottamenti, sistemazione in albergo e relativo trasporto; due chiamate telefoniche o due messaggi via telex, fax o posta elettronica.
Ci sono anche casi in cui non tutto l’overbooking vien per nuocere. Ad esempio, è possibile che a un passeggero in overbooking in classe economica la compagnia riconosca il passaggio alla classe superiore in cui ci sia disponibilità di posti (laddove ci sia in Premium Economy o in Business, rarissimamente in First) su quello stesso volo o su un volo successivo. Oppure che, volontariamente, offra compensazioni pecuniarie molto ricche.
Ciò accade soprattutto al di fuori dell’Europa, laddove non ci sia una tutela giuridica specifica per i viaggiatori. Come negli Stati Uniti, dove la pratica dell’overbooking è assai diffusa.
Nei mesi scorsi su YouTube abbiamo visto circolare un video in cui una delle assistenti di volo a bordo di un volo Boston-Roma di Delta Airlines, bandiva una sorta di ‘asta’ tra i passeggeri già seduti a bordo, arrivando a offrire 2mila dollari a chi si fosse alzato e fosse sceso dall’aereo lasciando il posto ad altri. Più spesso, però, questo tipo di contrattazioni avvengono al gate pochi minuti prima dell’inizio dell’imbarco.