Andata e ritorno sullo stesso aereo: perché il volo dall’Europa agli USA è più lungo del ritorno
Chiunque abbia volato nelle due direzioni sopra l’Atlantico tra una coppia di città in Europa e in Nord America, si […]
Chiunque abbia volato nelle due direzioni sopra l’Atlantico tra una coppia di città in Europa e in Nord America, si sarà accorto che la durata dei due voli è sensibilmente diversa. Al punto che il volo dall’Europa verso il Nord America può arrivare a essere più lungo di quello dal Nord America all’Europa di oltre un’ora.
In questo articolo:
Restando in ‘casa nostra’ si possono confrontare i tempi di volo di due collegamenti operati da ITA per la costa Est e la costa ovest degli USA per capire di quale divario di tempo stiamo parlando: il Roma-New York impiega 9 ore e 40 minuti, mentre il New York-Roma 8 ore e 40 minuti; il Roma-Los Angeles 13 ore e 5 minuti mentre il Los-Angeles-Roma 11.45 minuti, ossia un’ora e 20 minuti in meno. E stiamo parlando di due coppie di voli operati tra le stesse città e dallo stesso tipo di aeroplano: l’A330 nel primo caso e l’A350 nel secondo caso.
Cosa determina uno così grande scarto nei tempi di volo? Si può pensare che sia la rotazione della Terra sul suo asse (che all’equatore raggiunge una velocità di circa 1.600kmh). Ma non è così. Perché a roteare è non solo il pianeta, ma anche l’atmosfera che lo avvolge e all’interno della quale gli aerei volano.
C’entrano, invece, le cosiddette correnti a getto (‘jetstream’ in inglese). Enormi ‘fiumi’ d’aria che si spostano, anche per effetto della rotazione terrestre, da ovest verso est nell’emisfero boreale (il nostro) e da est verso ovest nell’emisfero australe. Si tratta di correnti in quota, che possono avere una ‘larghezza’ di centinaia di chilometri e possono interessare in modo diverso varie altitudini sul livello del mare.
Hanno un ‘moto’ sulla superficie terrestre ondulatorio, per cui non ‘viaggiano’ sempre alla medesima latitudine, ma si ‘alzano’ e si ‘abbassano’. Possono variare di intensità a seconda dei periodi dell’anno (delle stagioni) e anche a seconda delle condizioni meteorologiche.
Qualche settimana fa ci sono stati casi di velivoli che hanno attraversato l’Atlantico dagli Stati Uniti all’Europa e velocità di crociera molto vicine al ‘muro’ del suono, impiegando anche meno di cinque ore per collegare New York e Boston a Londra, proprio per effetto di correnti a getto fortissime.
I piani di volo vengono messi a punto dalle compagnie aeree e dagli equipaggi anche tenendo conto delle correnti a getto, ad esempio scegliendo una rotta più lunga tra Europa e Nord America se ciò gli consentirà di evitare correnti a getto particolarmente intense, che renderebbero il viaggio più lungo e si tradurrebbero anche in un maggior consumo di carburante.
Viceversa, tra Nord America ed Europa, i piani di volo andranno a cercare proprio le correnti a getto, che faciliteranno l’avanzata dell’aereo grazie ai cosiddetti ‘venti in coda’.
Siccome le correnti a getto hanno un moto ondulato’ da ovest verso est e da est verso ovest (nell’emisfero australe), ma non da nord a sud o viceversa, non hanno alcuna influenza (o quasi) sui collegamenti aerei che procedono in quelle direzioni, come ad esempio quelli tra Nord e Sud America e tra Europa e Africa.
Solo per fare un paio di esempi, il Francoforte-Johannesburg di Lufthansa (LH 572), operato con Boeing 747-8 ha una durata schedulata di 10 ore e 25 minuti; il volo di ritorno (LH 573) operato sempre con B747-8, di 10 ore e 35 minuti. L’American Airlines AA951 da New York JFK a San Paolo, operato con Boeing 777-200ER, impiega 9 ore e 40 minuti, il ritorno da San Paolo (AA950), sempre con 777-200ER, 9 ore e 50 minuti.