Pechino mette in vetrina il Comac 919: ora le tre maggiori compagnie cinesi hanno in flotta la copia dell’A320
La cosa, come spesso accade in Cina, ha più un valore politico che altro. Ma dal punto di vista della […]
La cosa, come spesso accade in Cina, ha più un valore politico che altro. Ma dal punto di vista della propaganda del regime, il titolo ci sta: tutte le tre maggiori compagnie aeree cinesi (Air China, China Eastern Airlines e China Southern Airlines) hanno ora in flotta almeno un jet di produzione cinese, il Comac 919.
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Che poi, almeno nel caso di Air China e China Southern, almeno uno significa uno, anche se in entrambi i casi un secondo velivolo è atteso a breve. Ma cosa volete che sia un aereo sui 660 (che costituiscono la flotta di China Southern) o sui 496 (che costituiscono la flotta di Air China)? Nulla, o quasi, da un punto di vista operativo. Ma la bandierina è stata piantata.
In China Eastern, invece, i Comac 919 sono la ‘bellezza’ di 7, con ben 4 altri esemplari previsti in arrivo nelle prossime settimane. La compagnia con sede a Shanghai è quella che più delle altre ha fin qui preso in considerazione il 919, e volarci non è un’impresa impossibile (il Barbone l’ha fatto). Ma, anche in questo caso, si tratta pur sempre di 7 aeroplani su 620.
Il ‘vanto di Cina’, in realtà, di made in China non ha molto. Sicuramente deve il design e l’impostazione generale all’Airbus A320, del quale riprende sommariamente anche le misure interne ed esterne. Certo, l’assemblaggio del velivolo avviene in Cina nello stabilimento di Shanghai Pudong, ma si tratta di componenti molte delle quali (soprattutto quelle essenziali) prodotte all’estero.
Così, l’americana Rockwell Collins ha realizzato i sistemi di cabina e l’avionica, la francese Thales l’IFE, l’americana Honeywell i controlli di volo, l’APU, le ruote e i freni, E così via. La lentezza con cui i Comac 919 escono dalla linea di assemblaggio è dovuta anche alle sanzioni che su alcuni prodotti dell’hi-tech gli Stati Uniti hanno imposto a Pechino.
Quelle e altre considerazioni geopolitiche rendono assai improbabile che il Comac 919 si affermi nelle flotte di compagnie aeree di Paesi al di fuori della sfera di influenza cinese, che comprende una parte del sud-est asiatico, la Corea del Nord, alcuni Stati dell’ex-Urss, oltre alla stessa Russia e alcune regioni dell’Africa.
Certo, l’aereo potrebbe essere parte di scambi commerciali di più vasta portata con questi Paesi. O essere venduto, magari, a prezzi più convenienti rispetto ai jet commerciali occidentali. Anche perché, da un punto di vista tecnologico, il progetto è vecchio ormai di una decina d’anni (con il primo volo che è avvenuto nel 2017) e il 919 è un velivolo della generazione della prima famiglia Airbus, quella cosiddetta ‘ceo’. Mentre il costruttore europeo ha già voltato pagina da qualche anno mettendo sul mercato i ‘neo’.
Dal punto di vita del passeggero, i nove Comac 919 fin qui entrati in servizio hanno interni fotocopia (il che fa un po’ stile sovietico): sia Air China, sia le sue più grandi sorelle lo hanno allestito in 164 posti totali dei quali 8 in Business con file in configurazione 2-2 e 156 posti di Economy con il classico 3-3.