Eravamo sull’ultimo volo di Czech Airlines: è filato tutto OK. All’arrivo applausi e il commovente messaggio del pilota
I cechi non sono espansivi come noi o i popoli latini in generale. Però, devo dire che nella serata di […]

I cechi non sono espansivi come noi o i popoli latini in generale. Però, devo dire che nella serata di sabato 26 ottobre, un discorso o una cerimonia all’aeroporto me l’aspettavo. Invece, al gate D50 del Terminal 2 dell’aeroporto parigino di Charles De Gaulle, c’era solo una gran ressa di persone munite di macchine fotografiche e telefonini, assiepate contro le vetrate che danno sul piazzale aeromobili in attesa che l’A320 della Czech Airlines facesse il suo arrivo.
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Di lì a poco, l’aereo avrebbe operato il secondo Parigi-Praga della giornata, che avrebbe posto la parola fine ai 101 anni di storia del vettore ceco, il quinto più anziano esistente (fino a sabato) al mondo.
Dico subito che c’è stato il lieto fine. Tutto è filato liscio. Tutto OK, dovrei dire, vista la sigla della compagnia aerea, da cui il numero di volo OK 767.
No, perché la sera precedente un amico con la paura del volo mi aveva detto “mah, io su un ultimo volo di una compagnia non so se ci salirei, mi saprebbe di cosa che porta sfiga”.
E invece a Praga siamo arrivati tutti sani e salvi e sotto scroscianti applausi dei presenti a bordo, seppur con circa 45 minuti di ritardo sull’orario previsto.
Prima dell’imbarco, la cosa più commovente è stata la t-shirt celebrativa di un ragazzino di 10 anni che era lì con la mamma. Alla mia domanda su dove si fosse procurato la maglietta, la genitrice mi ha risposto che gliela aveva stampata un amico apposta per l’occasione.
A bordo gente che scattava foto o girava video coi telefonini. Poi, intorno alla 21, il decollo. Aereo zeppo. A ogni annuncio del personale di cabina e del comandante, prima in ceco e poi in inglese, facevo partire il video col cellulare. Ma è stata sempre e solo roba di rito. Il personale s’è dato un gran daffare per servire bevande e piatti (caldi, anche in Economy) preordinati e pagati sul sito della compagnia prima della partenza.
Infine, 75 minuti dopo il decollo, il comandante ha annunciato la discesa verso Praga, le luci si sono abbassate, i carrelli pure finché non abbiamo messo le ruote sulla pista e i 150 e passa che erano a bordo sono esplosi in un fragoroso applauso.
Quando proprio pensavo che sarebbe finito tutto lì, mentre rullavamo a velocità intenzionalmente da lumaca verso il gate d’arrivo, la capo cabina ha preso il microfono e finalmente ha ringraziato i passeggeri a bordo e “tutti coloro che in questi quasi 101 anni di storia ci hanno dato la loro fiducia. La nostra storia finisce qui, ma noi ci auguriamo che ogni volta che salirete in futuro su un aereo, i vostri voli siano sempre OK”. Giù applausi.
Il comandante, pochi istanti dopo, ha fatto un discorso più articolato, ricordando come “CSA prima e Czech Airlines dopo siano stati un pezzo di storia importante del nostro Paese per gran parte del Novecento e per una parte del nuovo millennio”. E come la compagnia abbia attraversato “momenti delicati come la separazione tra Repubblica Ceca e Slovacchia, poi l’allarme globale legato al terrorismo e infine una pandemia”, concludendo come sia stato un onore per lui “considerare questa compagnia come la mia casa” e “un onore portavi anche questa sera, per l’ultima volta, a destinazione”.
Ancora applausi, come quelli che due file di dipendenti della compagnia posti ai due lati del bridge di sbarco hanno dedicato a tutti i passeggeri. Insomma, se da Parigi eravamo partiti un po’ in sordina, l’arrivo e lo sbarco sono stati da lacrimoni.