Salta anche il Francoforte-Pechino di Lufthansa. Le compagnie europee in fuga dalla Cina: cosa c’è sotto
Sono sette le compagnie aeree europee che nel corso del 2024 hanno tagliato (o stanno per tagliare) voli verso la […]

Sono sette le compagnie aeree europee che nel corso del 2024 hanno tagliato (o stanno per tagliare) voli verso la Cina. L’ultima in ordine di tempo è Lufthansa, che da domani 27 ottobre ottobre non opererà più alcun collegamento tra il suo hub di Francoforte e la capitale cinese Pechino.
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La notizia è clamorosa perché, in anni passati, la Francoforte-Pechino era stata per il vettore tedesco un’autentica ‘trunk route’, una rotta chiave del suo network, per un certo periodo servita addirittura con l’Airbus A380. Negli ultimi tempi è stato invece un più modesto A340-300 a collegare le due città quotidianamente.
Inizialmente, LH aveva annunciato di voler scendere da 7 a 5 frequenze settimanali sulla rotta, assegnandola però a un più capiente A340-600. Invece, ha poi deciso di cancellare del tutto il volo, lasciando il Monaco-Pechino (operato con un Airbus A350-900 cinque volte a settimana) come suo unico collegamento tra la Germania e la capitale cinese.
Prima di lei, Virgin Atlantic aveva annunciato lo stop del Londra (LHR)-Shanghai (la sua unica destinazione cinese), che è scattato ieri, 25 ottobre.
British Airways ha seguito a ruota, cancellando il Londra-Pechino, che operava ininterrottamente (pandemia a parte) dal 1980 per almeno tutta la Winter 2024-2025 e tutta la Summer 2025, oltre a ridurre da due a uno i suoi voli giornalieri per Hong Kong e affidando il ‘superstite’ a un Boeing 787-9 sulla rotta dove, pre-pandemia, volava nientemeno che uno dei suoi A380.
E che dire di Finnair? Un tempo considerata un ‘must’ per chi intendesse volare tra Europa e Cina al punto da operare 44 collegamenti settimanali tra il suo hub di Helsinki e il Paese del dragone, nell’agosto scorso aveva ridotto quei collegamenti a un servizio giornaliero per Hong Kong e tre frequenze settimanali su Shanghai (anche se qualche giorno fa ha annunciato di voler aumentare queste ultime a quattro a partire dalla Summer 2025).
La ‘vicina di casa’ SAS sparirà dalla Cina a partire dal prossimo 8 novembre, quando effettuerà l’ultimo collegamento tra Copenaghen e Shanghai.
Infine (ma ci sono da attendersi altre ‘disdette’ se la guerra tra Russia e Ucraina non terminerà), la polacca Lot Polish Airlines da oggi 26 ottobre cancellerà ogni collegamento tra il suo hub di Varsavia e Pechino, città su cui, in epoca pre-guerra serviva entrambi gli aeroporti, quello ‘storico’ Capital e il nuovissimo Daixing.
Alla base di questo diluvio di ‘disdette’ c’è la guerra tra Russia e Ucraina e la conseguente chiusura dello spazio aereo russo ai Paesi ‘nemici’ di Mosca.
Misura che ha comportato un allungamento dei tempi di volo tra Europa e Cina che va dalle due alle tre ore, a seconda che il volo sia in andata (verso la Cina) o in ritorno (dalla Cina) con il conseguente boom delle spese per il carburante e un impiego degli aeromobili e del personale di condotta e cabina molto superiore a quanto accadeva in precedenza. Il che ha fatto ulteriormente schizzare i costi di quei collegamenti e inciso anche sullo schedulato delle compagnie, magari a detrimento di altre rotte più ‘profitable’.
Ma i costi schizzati alle stelle sono solo una parte della storia. L’altra è costituita dal boom di collegamenti operati dalle compagnie aeree cinesi verso città europee, sia in termini di operatori sia in termini di destinazioni e di frequenze.
Le compagnie cinesi sono libere di sorvolare lo spazio aereo russo e questo si trasforma in una forma di ‘concorrenza sleale’ nei confronti delle ‘competitor’ europee. Se a ciò aggiungiamo il fatto che i vettori cinesi hanno costi-base (operativi e di personale) sicuramente inferiori, ecco spuntare tariffe di Economy di andata e ritorno a 4-500 euro, che sarebbero difficili da fronteggiare per i vettori europei anche se non ci fosse l’ostacolo-Russia.
E, ancora, tariffe di Business (sempre andata e ritorno) al di sotto dei 2mila euro (e talvolta anche sotto i 1.500 euro).
Insomma, i costi aumentati dei voli verso l’Asia sono solo una faccia della medaglia. Altrimenti, non si capirebbe come e perché, in vista della Summer 2025, la stessa Finnair che ha ridotto i suoi collegamenti con la Cina a una goccia nell’oceano, abbia invece annunciato un netto potenziamento dei voli verso il Giappone, con l’aumento delle frequenze settimanali su Osaka (da cinque settimanali a giornaliere), Nagoya (da due a quattro) e Tokyo, dove sia lo scalo di Narita sia quello di Haneda riceveranno voli giornalieri da Helsinki.