Ciao 2024, un anno iniziato con il ‘miracolo’ di Japan Airlines e terminato in Corea nel peggiore dei modi
Il 2024 si è concluso in modo davvero tragico per il trasporto aereo, con più di duecento persone che hanno […]

Il 2024 si è concluso in modo davvero tragico per il trasporto aereo, con più di duecento persone che hanno perso la vita a bordo di voli commerciali.
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E dire che l’anno si era aperto, il 2 gennaio, con il ‘miracolo di Haneda,‘ quando 379 passeggeri erano stati evacuati con successo da un Airbus A350 che, atterrando allo scalo di Tokyo aveva urtato un turboelica Dash-8 della protezione civile giapponese.
L’Airbus aveva strisciato per centinaia di metri sulla pista prima di arrestarsi sull’erba ed essere avvolto dalle fiamme. Ciononostante, solo un paio di passeggeri avevano riportato lievi ferite, riportate proprio nell’evacuazione del velivolo.
Quattro giorni più tardi, il 6 gennaio, un Boeing 737 MAX 9 di Alaska Airlines perdeva il portellone dell’uscita di sicurezza posteriore sinistra pochi minuti dopo il decollo da Portland.
Anche in quel caso non ci furono vittime e nemmeno feriti perché, essendo l’aereo ancora in salita, tutti i passeggeri avevano le cinture allacciate ed, essendo il velivolo ancora a bassa quota, la decompressione, pur violenta, non fu tale da compromettere la tenuta strutturale del velivolo. Un altro colpo di fortuna fu che il portellone, volando via, non investì né i timoni di coda né l’impennaggio, cosa che avrebbe compromesso la manovrabilità del MAX, e l’incidente si concluse con un atterraggio di emergenza senza conseguenze.
Il ‘Barbone’ Matteo Rainisio, allora, commentò quei due incidenti dicendo ‘ragazzi, qui ci siamo giocati tutti i jolly per il 2024’. E, anche non volendogli attribuire doti di veggente, ci vide giusto.
Il resto dell’anno è trascorso senza incidenti di rilievo fino agli ultimissimi giorni. Il giorno di Natale un Embraer ERJ-190 di Azerbaijan Airlines, probabilmente investito dalle schegge di un ordigno lanciato dalla contraerea russa mentre era in fase di avvicinamento a Grozny, ha finito il suo tragico volo schiantandosi a poca distanza dall’aeroporto di Aktau in Kazakistan, sulla sponda opposta del Mar Caspio, con la morte di 38 delle 67 persone a bordo.
I giorni successivi sono stati un crescendo drammatico: tra il 27 e il 29 dicembre un Boeing 737-800 di KLM ha effettuato un atterraggio di emergenza a Oslo finendo fuori pista; in Canada un Dash-8 di Pal Airlines ha fatto altrettanto a Halifax.
Infine, in Corea un Boeing 737-800 di Jeju Air ha concluso il suo disperato atterraggio di emergenza senza carrelli a Muan finendo contro un terrapieno a fine pista, disintegrandosi con la morte di 179 delle 181 persone a bordo.
Quest’ultimo è stato l’incidente più grave al mondo per numero di vittime da quello che nel 2018 vide coinvolto un 737 MAX di Lion Air, che cadde nell’Oceano Pacifico con 189 persone a bordo, tutte decedute.
Ma c’è un altro incidente del quale i media hanno parlato poco e che si è concluso in tragedia: è quello occorso lo scorso 23 dicembre a un Airbus A220-300 di Swiss in volo tra Bucarest e Zurigo. In seguito a, pare, un problema a uno dei motori, la cabina passeggeri e il cockpit dell’A220 si sono riempiti di fumo, costringendo i piloti a effettuare un atterraggio di emergenza a Graz, in Austria.
Dodici passeggeri sono finiti in ospedale per accertamenti e poi dimessi. Le cose sono andate molto peggio per tre assistenti di volo: uno di loro, ricoverato in terapia intensiva, non ce l’ha fatta ed è deceduto nella giornata del 30 dicembre.
Il totale delle vittime di questi ultimi tre incidenti (che hanno cause diverse tra loro) eguaglia (più o meno) quello di tutti i decessi registrati nel 2023, che è stato l’anno meno ‘luttuoso’ della storia del trasporto aereo, con 229 morti in 82 incidenti, secondo i dati raccolti dal Bureau of Aircraft Accidents Archives, un’organizzazione non governativa con sede a Ginevra, in Svizzera.
Tuttavia, il trend della sicurezza resta estremamente positivo, se si considera che nei dieci anni tra il 2015 e il 2024 solo nel 2018 si sono registrati più di 1.000 decessi direttamente o indirettamente collegati al trasporto aereo. Con il primo incidente al 737max, quello di Lion Air costato la vita a 189 persone.
Una statistica che fa capire quanto volare sia oggi sicuro se la si confronta con quella, pur recente, del decennio tra il 1994 e il 2003, quando ogni anno le vittime furono di gran lunga superiori alle mille l’anno.
O ai numeri del decennio tra il 1970 e il 1980 quando i morti furono sempre più di duemila l’anno, con una punta di 3.300 nel 1972. Insomma, nell’arco di cinque decadi, il numero medio delle vittime annue si è ridotto a meno di un quinto di quelle che erano nel 1970.
Il tutto con un aumento vertiginoso, in questi 50 anni, del numero di voli effettuati e dei passeggeri trasportati ogni anno: da meno di 500 milioni nel 1970 ai circa 4,5 miliardi del 2019.