Assistente di volo Ryanair e influencer: “Tra passeggeri ‘robot’ e crisi di panico, a bordo ne vedo di tutti i colori”
Benedetta Minerale, 21 anni, nata e cresciuta a Roma, assistente di volo Ryanair e influncer con oltre 170mila follower su […]

Benedetta Minerale, 21 anni, nata e cresciuta a Roma, assistente di volo Ryanair e influncer con oltre 170mila follower su Instagram e Tik Tok, racconta cosa l’ha spinta a volare per lavoro; rivela il suo aeroporto preferito; chi sono i “passeggeri robot”; perché i cerotti non possono mai mancare nella valigia di una hostess e soprattutto perché ha scelto proprio Ryanair. “Se lavorerei per ITA? No, politiche aziendali troppe vecchie”.
In questo articolo:
Come mai hai deciso di diventare assistente di volo?
«È stata una scelta maturata nel tempo. Fin da quando ero bambina ho sempre avuto una vena creativa. Amavo giocare e fare cose che mi spingessero oltre la mia realtà. In famiglia, fin da quando ero piccola, abbiamo sempre viaggiato tantissimo e questo mi ha permesso di sviluppare una passione per il mondo dell’aviazione e in particolare per gli aeroporti, luoghi per me meravigliosi. Mi affascina vedere tantissime persone diverse, nello stesso posto, per motivi differenti, ognuno con una propria storia. Una sensazione che mi sono portata dietro fino agli anni del liceo».
Quale liceo hai frequentato?
«Ho frequentato il liceo linguistico, studiando tedesco e spagnolo, durante gli anni del Covid. Un periodo di cui ho un ricordo in parte negativo perché abbiamo rinunciato tutti a frequentare le lezioni e la vita scolastica in presenza. Mi sentivo come se mi avessero sottratto qualcosa. Ma non tutto il male vien per nuocere. Il lockdown e le lezioni da remoto – unite alla mia passione fin da piccola per i viaggi – mi hanno dato la spinta, una volta sostenuto la maturità – a scegliere un lavoro che mi permettesse di uscire di casa e viaggiare spesso. Appena possibile mi sono candidata per Ryanair»
Perché proprio Ryanair? È stata la tua prima scelta?
«Sì, è stata la mia prima e unica scelta. Ho applicato con Ryanair perché all’epoca, era la fine del 2020, era l’unica compagnia con posizioni lavorative aperte. In quel momento di grande crisi pandemica, Ryanair era l’unica che ha tenuto botta: ha sempre ricercato personale e paradossalmente è anche cresciuta, mi sembra del 3%, proprio durante gli anni del Covid».
Primo lavoro?
«Sì, questo è il mio primo vero lavoro. Durante gli anni della scuola, d’estate, ho sempre fatto piccoli lavoretti, come la cameriera. Quando mi sono candidata con Ryanair mi hanno presa subito e poco dopo ho iniziato il corso di formazione».
Quanto dura il corso per diventare assistente di volo?
«Dura sei settimane. L’ho svolto a partire da gennaio 2021 in Germania, vicino Francoforte. Una volta completato mi hanno mandata a Stoccolma come base. Sono stata lì per due anni, e oggi sono tornata a Roma».
Come sono organizzati i turni e il flusso di lavoro?
«Il nostro roster è fisso. Ognuno di noi lavora 5 giorni consecutivi e poi ne ha 3 di riposo. Nei giorni lavorativi però non hai voli schedulati ogni giorno, quindi è possibile che ti capitino tre voli in tre giorni diversi e per il resto dei giorni sei home stadby, in reperibilità. Ti chiamano solo per emergenze. Questa routine permette di avere molto tempo libero. I turni del mattino detti “early” iniziano alle 5 mentre quelli del pomeriggio, detti “late”, iniziano alle 16. In un giorno si possono fare due voli, se sono voli da due ore o due ore e mezza, oppure quattro voli se sono voli da un’ora o un’ora e mezza».
Quanti assistenti di volo ci sono a bordo?
«Siamo in quattro».
Rapporto con i passeggeri. Ti è capitato qualche episodio assurdo?
«In tre anni di lavoro ho visto di tutto. Ogni volta ne succede una. La cosa più comune è l’attacco di panico dovuto alla paura di volare. Ancora tantissime persone hanno questo timore. Sono davvero tante. La paura di volare è un tema di cui di parla ancora troppo poco purtroppo ma è molto reale».
Come si gestisce una crisi di panico?
«Ovviamente dipende dal tipo di crisi, ognuno esprime la paura in modo diverso. C’è chi urla, chi piange, chi si irrigidisce, chi sviene. In generale, nei casi più semplici, l’assistente di volo parla al passeggero e spiega cosa sta succedendo, gli da’ spiegazioni precise. È capitato anche che qualcuno volesse addirittura scendere dall’aereo quando si era già nella taxiway, la fase di rullaggio. Molte volte è capitato di tornare al parcheggio, aprire le porte e far scendere il passeggero in preda al panico. In questi casi è importante che gli altri passeggeri non giudichino e siano comprensivi. Una volta su un volo da Stoccolma a Malaga, l’aereo è dovuto tornare indietro per far scendere un’intera famiglia perché la figlia ha avuto un brutto attacco di panico».
Passeggeri peggiori, quali sono?
«Gli italiani molto simpatici ma spesso, da parte degli uomini, scappa quella battuta di troppo o ti strizzano l’occhio perché sei una bella ragazza. Lo fanno anche gli spagnoli e i polacchi. È un comportamento molto fastidioso e irrispettoso».
I più anomali?
«Poi ci sono gli svedesi e tedeschi. Io li definisco, scherzando, “passeggeri robot”. Sono perfetti, fanno tutto da soli, non devi dirgli nulla, sanno come comportarsi a bordo, mai una parola fuori posto. Sono quasi noiosi per quanto sono bravi».
Una volta ti è capitato un volo con 26 bambini a bordo.
«Sì, facevano parte di diverse squadre di calcio di una stessa associazione. Bambini di varie età. Si sono comportati molto bene, meglio di tanti adulti. Vivaci sì, ma sempre molto rispettosi e educati».
Benefit aziendali, quali avete?
«Ovviamente come dipendenti Ryanair abbiamo biglietti scontati e biglietti a disposizione per amici e parenti».
Quali sono le politiche si Ryanair sull’uso delle divise sui social media?
«Ryanair è stata una delle prima compagnie ad aprirsi da questo punto di vista. Prima c’era molta chiusura. L’azienda ha capito che i social sono uno strumento importante a livello di immagine e marketing. In ogni caso i contenuti devono sempre essere rispettosi e rispettabili, inoltre non devono contenere informazioni sensibili relativi alla sicurezza di un aeroporto. Se qualcuno va fuori le righe gli viene fatto notare».
Come dipendenti ricevete anche delle ispezioni. Come funzionano?
«Sì, riceviamo ispezioni periodiche a bordo. A volte sono programmate altre volte totalmente casuali, da parte di supervisore di compagnia oppure in generale dell’aviazione civile. Queste ultime sono toste, gli ispettori esterni non transigono su nulla. Bisogna essere impeccabili».
Cosa non può mancare nella valigia di un assistente di volo?
«Nella mia valigia non possono assolutamente mancare i prodotti per la skin care. Sembra una banalità, ma non lo è. Quando si vola spesso, occorre prendersi cura della propria pelle. E poi nel mio lavoro è molto importante l’aspetto estetico. Ma ciò che davvero non manca mai sono i cerotti. Di tutti i tipi e colori. I cerotti a bordo servono sempre. C’è sempre qualcuno che si taglia».
La tua rotta preferita?
«Amo volare in Spagna, quindi la mia rotta preferita è Roma-Siviglia. Amo parlare spagnolo e mi trovo molto bene a viaggiare con passeggeri spagnoli».
Aeroporto preferito?
«Non vorrei sembrare patriottica ma direi Fiumicino. Ho girato tanti aeroporti ma quello di Roma è il migliore, non a caso ha vinto il premio come miglior hub d’Europa. Io poi amo l’arte e trovo affascinante camminare in un aeroporto dove ci sono le statue e si respira l’arte ancor prima di mettere piede in città».
Ti piacerebbe lavorare per ITA Airways?
«Pur essendo la compagnia di bandiera e goda di grande prestigio, credo che debba ancora svecchiarsi tanto. Hanno politiche aziendali troppo obsolete, a partire da quelle relative all’uso delle divise o loghi sui social da parte dei dipendenti. ITA dovrebbe prendere esempio da Emirates o Qatar Airways, molto più giovanili».