Voli dirottati e cancellati, quasi trecentomila passeggeri lasciati a terra: i numeri mostruosi del KO di Heathrow
Sta avendo conseguenze colossali la chiusura, per tutta la giornata del 21 marzo, dell’aeroporto londinese di Heathrow. Lo scalo, il […]

Sta avendo conseguenze colossali la chiusura, per tutta la giornata del 21 marzo, dell’aeroporto londinese di Heathrow. Lo scalo, il più trafficato in Europa e il quinto al mondo nel 2024 con 83,6 milioni di passeggeri, è rimasto paralizzato in seguito all’incendio divampato nella serata del 20 marzo presso la centrale elettrica di Hayes, distante pochi chilometri, che ha tolto corrente a terminal, parcheggi, piazzali degli aerei e piste.
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In realtà, è stata una ‘fortuna’ che l’incendio sia scoppiato nella tarda serata del 20 (sempre che le indagini, condotte anche dall’antiterrorismo britannico, escludano un atto di sabotaggio). Perché a quell’ora gli aerei già in volo verso Heathrow era ‘appena’120. E le cose sarebbero state assai più complicate se l’incendio fosse divampato in un orario di punta nel corso della giornata, quando centinaia di aerei sarebbero stati in volo verso il maggiore scalo britannico ed europeo.
Certo, dirottare 120 aerei, tutti o quasi a fusoliera larga che non potevano certo essere fatti atterrare ovunque, è stato tutt’altro che semplice. E, infatti, a parte un numero ridotto di voli che erano appena decollati e hanno fatto ritorno all’aeroporto di partenza, gli altri sono stati fatti atterrare dove c’era posto o dove le compagnie coinvolte avevano personale per l’assistenza ai passeggeri e agli stessi aerei: Londra Gatwick e Stansted, Shannon in Irlanda, ma anche Amsterdam e Francoforte.
La compagnia più colpita è stata ovviamente British Airways, che dovuto dirottare altrove 43 voli, seguita da Virgin Atlantic con 14, American Airlines con 10, United Airlines e Air Canada con 6, Delta Airlines con 4, Cathay Pacific e Singapore Airlines con 3, Air India, Japan Airlines, Jetblue, Qantas e Qatar Airways con 2 e undici altre compagnie che hanno visto atterrare altrove un loro aereo.
Voli dirottati a parte, il ‘blocco’ dello scalo ha colpito 1.351 voli che erano programmati in partenza o in arrivo ieri, impattando i piani di viaggio di oltre 290.000 passeggeri nel Regno Unito e in tutto il mondo.
Solamente British Airways ha dovuto cancellare 660 movimenti, tra i quali anche quelli per e dall’Italia: in tutto 54 tra partenze e arrivi così ripartiti: 14 da e per Roma, 12 da e per Milano Linate, 8 da e per Milano Malpensa, 10 da e per Venezia, 6 da e per Bologna, due da e per Napoli e due da e per Firenze. Su Pisa e Palermo, ieri, non erano previsti voli.
I passeggeri di ITA Airways non sono stati coinvolti, perché il vettore italiano vola ormai da diversi mesi su Londra solo verso London City e Gatwick. Allo stesso modo, è andata liscia per i passeggeri delle low-cost che collegano il nostro Paese con la capitale inglese, visto che Ryanair, easyJet e Wizz Air volano sugli scali di Gatwick, Stansted e Luton. Ryanair, in particolare, ha organizzato alcuni ‘voli di salvataggio’ a disposizione dei passeggeri colpiti dal blackout di Heathrow.
Nel tardo pomeriggio del 21 marzo c’erano caute speranze che l’aeroporto potesse riprendere, parzialmente, le sue attività già nella serata e sicuramente a partire dal 22 marzo. Tuttavia, la ‘coda’ dei disagi conseguenti alla chiusura di oggi si sentirà (in termini di operatività dei voli e di puntualità delle operazioni) sicuramente per tutto il weekend e per gran parte della prossima settimana.