L’A350 di Delta consegnato a Tokyo, i 787 ‘svizzeri’ di Lufthansa. I ‘trucchi’ delle compagnie per schivare i dazi
Si salvi chi può. Con la ‘guerra dei dazi’ tra Stati Uniti e resto del mondo in pieno swing e […]

Si salvi chi può. Con la ‘guerra dei dazi’ tra Stati Uniti e resto del mondo in pieno swing e misure ancora più drastiche per ora sospese, che si annunciano all’orizzonte, le compagnie aeree hanno iniziato ad adottare le contromisure necessarie a schivare aumenti enormi dei prezzi degli aerei.
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O anche solo a ipotizzare scappatoie.
I due casi che hanno fatto notizia nelle ultime ore sono quelli dell’americana Delta Airlines e della tedesca Lufthansa. Qualche giorno fa Delta, anziché accettare la consegna di un nuovo Airbus A350-900 a Tolosa come avrebbe normalmente fatto in epoca pre-dazi, lo ha fatto volare dalla città francese a Tokyo con il numero di volo 9936.
Il piano del vettore a stelle e strisce, che nella capitale giapponese ha un hub secondario, è quello di far volare in regolare servizio passeggeri l’A350 al di fuori degli USA fino a quando potrà non essere più dichiarato ‘nuovo’ (‘brand new in inglese’), in modo da non incappare nei dazi imposti dall’amministrazione USA sui prodotti europei.
Ed Airbus, da parte sua, pare intenzionata ad assecondare questa strategia, secondo quanto ha dichiarato lo stesso CEO del costruttore europeo, Guillaume Faury: “Stiamo esplorando le opportunità di eseguire le consegne dei nostri aerei al di fuori degli Stati Uniti, specialmente per quelle compagnie americane che hanno operazioni internazionali e hanno una maggiore flessibilità nell’utilizzo delle nostre macchine”.
Lufthansa, invece, sta valutando la possibilità di immatricolare in Svizzera i suoi futuri aeroplani Made in USA, facendo leva sul fatto che del Gruppo Lufthansa fa parte anche la svizzera Swiss. I primi aeromobili tedeschi a vedersi impresso sulla fusoliera un numero di marche preceduto dalle due lettere ‘HB’ (che nel codice ICAO indicano la Svizzera) sarebbero i 15 Boeing 787-9 (parte di un ordine per 34 Dreamliners) che il vettore tedesco sta attenendo, invano, da mesi di inserire in flotta, non potendolo fare per la mancata certificazione della sua nuova cabina di Business Class Allegris da parte della Federal Aviation Administration (FAA).
Per evitare i dazi dopo la beffa, a Francoforte stanno pensando di immatricolare i 787 come svizzeri: la Federazione Elvetica, infatti, pur essendosi vista imporre dazi USA al 31% (ossia più alti rispetto a quelli al 20% imposti alla Unione europea), non ha (diversamente dalla Ue) minacciato contro-dazi nei confronti degli USA. Il che significa che l’import a Stelle e Strisce in Svizzera non subisce rincari.
Se i Dreamliners saranno o meno ‘svizzeri’ dipenderà dal fatto che Trump, conclusa la ‘pausa’ di 60 giorni concessa dopo l’imposizione di dazi a mezzo mondo, faccia o meno dietrofront. Ma se il presidente Usa andrà per la sua strada, la soluzione pensata a Francoforte potrebbe essere questa. E, a quel punto, riguarderebbe anche i 21 Boeing 777X che il vettore tedesco, primo al mondo, inizierà a ricevere a partire dal 2026.