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Bambino nato in aereo: cittadinanza, voli gratis e cosa succede davvero

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Bambino nato in aereo: cittadinanza, voli gratis e cosa succede davvero

È marzo 2024, e a bordo di un volo VietJet da Taipei a Bangkok succede qualcosa di straordinario. Una passeggera […]

Bambino nato in aereo: cittadinanza, voli gratis e cosa succede davvero
di Nick V.
1 Novembre 2025

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È marzo 2024, e a bordo di un volo VietJet da Taipei a Bangkok succede qualcosa di straordinario. Una passeggera entra in travaglio nel bagno dell’aereo, e ormai è troppo tardi per tornare indietro o atterrare.

In questo articolo:

    Il pilota Jakarin Sararnrakskul, con 18 anni di esperienza di volo, prende una decisione che cambierà la sua vita: lascia i comandi al copilota e aiuta la donna a partorire con l’assistenza delle hostess. Il piccolo nasce sano a migliaia di metri di altezza, e l’equipaggio lo soprannomina affettuosamente “Sky”. “Potrà dire a tutti per il resto della sua vita che è nato in cielo”, racconta orgoglioso il pilota sui social.

    Ti sei mai chiesto cosa succede davvero quando nasce un bambino in aereo? Quale cittadinanza avrà il neonato? È vero che riceverà voli gratis per tutta la vita? E come gestisce l’equipaggio una situazione del genere a 10.000 metri di altezza? Oggi scopriamo insieme cosa accade quando un bambino viene al mondo letteralmente tra le nuvole.

    Un evento raro ma non impossibile

    Partiamo dai numeri, perché nascere in aereo è decisamente più raro di quanto si possa pensare. Nel 2019, il dottor Travis Heggie della Bowling Green State University in Ohio ha pubblicato il primo studio scientifico mai condotto sulle nascite in volo. I risultati? Tra il 1929 e il 2018 sono nati su voli commerciali esattamente 74 bambini. Di questi, 30 erano maschi, 30 femmine, e per i restanti 14 non è stato precisato il sesso.

    Ma c’è un dato ancora più interessante: l’83% di queste nascite è avvenuto tra il 2000 e il 2019, e addirittura la metà dei casi totali si è concentrata negli ultimi otto anni dello studio. Questo significa che, con l’aumento del traffico aereo globale e del numero di passeggeri, nascere in aereo sta diventando leggermente meno improbabile.

    Il 77% dei bambini è nato su voli internazionali, mentre il 23% ha visto la luce su tratte nazionali. E attenzione a questo dato: nel 26% dei casi il volo è stato dirottato verso l’aeroporto più vicino a causa dell’emergenza. Dei 74 neonati, 71 sono sopravvissuti al parto, due sono morti poco dopo la nascita e di uno non si conosce lo stato. Ma ecco un dettaglio curioso che fa sorridere: due delle 74 donne hanno partorito senza nemmeno sapere di essere incinte. Immaginate lo shock.

    Cosa succede davvero a bordo quando nasce un bambino

    Ok, quindi sei in volo e una passeggera entra in travaglio. Cosa succede? Spoiler: non è come nei film, ma le procedure sono ben definite e l’equipaggio sa esattamente cosa fare.

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    Per prima cosa, la futura mamma viene immediatamente spostata in una zona più spaziosa dell’aereo. Di solito si tratta della business class o della galley posteriore, dove c’è più spazio per muoversi e assistere al parto. E sì, se qualcuno stava gustando il suo champagne in business, si ritrova gentilmente accompagnato in economy. La priorità è la sicurezza della mamma e del bambino.

    A questo punto parte l’annuncio che tutti sperano di non dover mai fare né sentire: “C’è un medico a bordo?“. L’equipaggio cerca professionisti sanitari tra i passeggeri che possano aiutare. Lo studio di Heggie ha rivelato che nel 45% dei casi era presente un medico, mentre nel 16% c’era un’infermiera. Ma cosa succede se non c’è nessun professionista sanitario?

    Hostess British Airways

    Qui entra in gioco la formazione degli assistenti di volo. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il parto non rientra nella loro formazione standard. Tuttavia, sono addestrati per gestire emergenze mediche di ogni tipo, dall’uso del defibrillatore alla rianimazione cardiopolmonare, e soprattutto sono preparati a reagire rapidamente in situazioni critiche. Questo significa che sanno mantenere la calma, seguire protocolli e utilizzare il kit medico di emergenza presente a bordo.

    La comunicazione tra cabina e cockpit segue il modello NITS, usato in tutta l’aviazione: Natura del problema, Intenzioni, Tempo disponibile, Istruzioni speciali. Il comandante decide se proseguire verso la destinazione o dirottare verso l’aeroporto più vicino dotato di strutture mediche adeguate. Come abbiamo visto, questo succede in circa un quarto dei casi.

    E qui arriviamo a una figura che pochi conoscono: durante il volo, il comandante del velivolo esercita anche le funzioni di Ufficiale di Stato Civile. Sì, hai letto bene. È suo compito annotare immediatamente la nascita sul giornale di bordo, quel documento ufficiale dove vengono registrati tutti gli eventi significativi che avvengono durante il volo. Una volta atterrato, il comandante deve dichiarare la nascita al direttore dell’aeroporto, che a sua volta trasmetterà tutto all’autorità consolare competente. In alcuni casi, il comandante può trasmettere la dichiarazione del bambino nato in aereo direttamente all’autorità consolare.

    Il caso del pilota VietJet che abbiamo citato all’inizio è particolarmente toccante, ma non è l’unico esempio di professionalità e umanità. Nell’ottobre 2023, durante un volo Emirates da Dubai a Malpensa, una donna ha partorito mentre l’aereo sorvolava lo spazio aereo iraniano. Il piccolo, di tre chili, è nato con l’assistenza di un medico che si trovava casualmente a bordo. Una volta atterrati a Malpensa, la squadra di Neonatologia dell’ospedale Del Ponte di Varese era già pronta in pista con l’ambulanza nursery-terapia intensiva. Madre e figlio stanno benissimo.

    Quale cittadinanza avrà il bambino nato in aereo?

    Questa è la parte più complicata e affascinante della questione. Se pensi che esista una regola universale e semplice, mi dispiace deluderti: non è così. La cittadinanza di un bambino nato in aereo dipende da una serie di fattori che variano caso per caso, e spesso il neonato può avere diritto a più cittadinanze contemporaneamente.

    Partiamo da un punto fondamentale: secondo la Convenzione sull’aviazione civile internazionale del 1944, conosciuta come Convenzione di Chicago, ogni aeromobile ricade sotto la giurisdizione dello Stato di registrazione. Però attenzione: la Convenzione non stabilisce alcuna norma specifica in merito alle nascite a bordo. La competenza resta infatti ai singoli Stati, quindi non esiste una normativa internazionale uniforme. È un po’ un far west giuridico, dove ogni Paese decide autonomamente.

    Per assegnare la cittadinanza a un bambino nato in volo, si fa generalmente riferimento a due principi fondamentali del diritto internazionale: lo ius soli e lo ius sanguinis. Vediamoli nel dettaglio.

    Lo ius sanguinis, letteralmente “diritto di sangue”, stabilisce che il bambino assume la cittadinanza dei genitori, indipendentemente dal territorio in cui è nato. Questo principio è seguito dalla maggior parte dei Paesi europei, tra cui l’Italia. Quindi, se un bambino nasce su un aereo con genitori italiani, sarà italiano a prescindere da dove stava volando l’aereo.

    Lo ius soli, cioè “diritto del suolo”, funziona in modo diverso: il nascituro assume la cittadinanza di un Paese per il solo fatto di essere nato su quel territorio. Paesi come Stati Uniti, Canada, Tanzania, Lesotho e buona parte dell’America latina seguono questo principio. In questi casi, se un aereo sorvola lo spazio aereo territoriale di questi Paesi al momento della nascita, il bambino può ottenere automaticamente quella cittadinanza anche se ci sono sempre delle eccezioni.

    Esiste poi un terzo criterio, più raro: la nazionalità dell’aeromobile. In alcuni casi specifici, se il neonato sarebbe altrimenti apolide, può essere considerata la cittadinanza del Paese in cui l’aereo è registrato. Questo principio deriva dalla Convenzione sulla riduzione dell’apolidia del 1961, ma si applica solo in circostanze molto particolari.

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    Quando la nascita avviene in acque o spazi internazionali, il certificato può riportare semplicemente “in volo” o “in mare” come luogo di nascita. Ma c’è un dettaglio affascinante: i passaporti di coloro che sono nati su un aereo hanno una particolarità unica. Sul documento appare la dicitura “Holder Born on an Aeroplane“, cioè “Titolare nato a bordo di un aereo”.

    Shona Kirsty Yves, le cui iniziali compongono proprio la parola SKY (cielo), è nata su un Boeing 747 nel 1991 e oggi è diventata giornalista di viaggi. Quale mestiere più adatto? Shona ha condotto una ricerca personale per trovare altre persone nel mondo con lo stesso passaporto speciale, scoprendo che dal 1929 almeno 49 persone sono venute alla luce in volo con questa dicitura sul documento.

    Il caso emblematico di un bambino nato in aereo

    Un caso emblematico è quello del settembre 2011, quando la 41enne Aida Alamillo entrò in travaglio a bordo del volo Philippine Airlines 104 da Manila a San Francisco. Il bambino, che venne chiamato Kevin Rayman Francis Domingo, nacque a circa 30.000 piedi di altezza mentre l’aereo sorvolava l’Oceano Pacifico. Molti pensarono che Kevin, nato su un volo diretto negli Stati Uniti, sarebbe automaticamente diventato cittadino americano.

    Ma la realtà legale è diversa: secondo il 14° emendamento della Costituzione USA, la cittadinanza per nascita si applica solo entro le 12 miglia nautiche (circa 22 chilometri) dalla costa americana. Kevin era nato ben oltre questo limite, in acque internazionali, quindi non ha acquisito la cittadinanza statunitense. Seguendo il principio dello ius sanguinis, Kevin ha ottenuto la cittadinanza filippina della madre. Questo caso, documentato da uno degli avvocati presenti sul volo, dimostra perfettamente come le acque e gli spazi aerei internazionali complicano la questione della cittadinanza.

    Voli gratis a vita per il bambino nato in aereo: mito o realtà?

    Questa è probabilmente la domanda che ti stai facendo da quando hai iniziato a leggere questo articolo. È vero che i bambini nati in aereo ricevono biglietti gratuiti per tutta la vita? La risposta è: dipende, ma nella maggior parte dei casi no.

    Sfatiamo subito il mito: non esiste alcuna legge o obbligo che imponga alle compagnie aeree di regalare voli ai bambini nati sui loro aerei. Si tratta di una scelta puramente commerciale e di marketing, che alcune compagnie fanno per generare pubblicità positiva e altre no.

    Ma andiamo a vedere chi sono i “buoni” che effettivamente regalano voli a vita. Le compagnie aeree che hanno offerto e offrono ancora voli gratuiti illimitati per tutta la vita sono Thai Airways, AirAsia, EgyptAir, Asia Pacific Airlines e Polar Airlines. Se nasci su uno dei loro voli, sei davvero fortunato: hai appena vinto una lotteria che vale potenzialmente centinaia di migliaia di euro.

    Il caso più famoso di un bambino nato in aereo è quello del giugno 2017: un bambino è nato a 11.000 metri di altezza su un volo Jet Airways. La mamma era entrata in travaglio prematuro e il volo era stato dirottato su Mumbai, ma il piccolo non ha voluto attendere. Grazie all’aiuto di un infermiere presente a bordo, è nato prima che il Boeing 737 potesse atterrare. Non era mai capitato prima che un bambino nascesse a bordo di un aereo della compagnia indiana, e Jet Airways ha deciso di festeggiare l’evento regalando al neonato viaggi gratuiti e illimitati per tutta la vita.

    Non è stata la prima né l’unica volta: nel 2009 una passeggera ha partorito durante un volo AirAsia di appena due ore, e anche quel bambino ha ricevuto lo stesso privilegio. Nel settembre 2020, un neonato yemenita è venuto al mondo su un Boeing EgyptAir decollato da Il Cairo e diretto a Londra, poi deviato su Monaco. Anche lui ha ricevuto il lasciapassare a vita.

    Altre compagnie hanno scelto di essere più “generose a termine” con un bambino nato in aereo. Virgin Atlantic ha offerto voli gratuiti fino ai 21 anni a un bambino nato durante uno dei loro voli. Aeromexico, in occasione del suo 90° anniversario, ha regalato 90 voli gratuiti a un neonato. Bello come gesto, ma decisamente meno allettante dei voli illimitati.

    E poi ci sono le compagnie che, onestamente, fanno poco o niente. Il caso più divertente è quello di Shona Kirsty Yves, che abbiamo già incontrato poco fa. Shona è nata in Prima Classe su un volo British Airways nel 1991, e racconta divertita: “Hanno liberato la Prima Classe in men che non si dica per offrire alla futura mamma tutto lo spazio necessario. Hanno mandato in Business l’allora capo della Nissan e altri quattro imprenditori giapponesi”. Sembra l’inizio di una commedia brillante, vero?

    Quando a Shona viene chiesto se viaggerà gratis per tutta la vita, la risposta è sconfortante: British Airways le ha offerto solo due voli gratuiti in Prima Classe per l’Australia. Considerando che è nata letteralmente spostando VIP dalla Prima alla Business, due voli sembrano davvero pochi. Ma tant’è, ogni compagnia fa le sue scelte.

    La morale della storia

    Quindi a questo punto, se stai per partorire e devi scegliere la compagnia aerea, punta su quelle asiatiche. Scherzi a parte, la maggior parte delle compagnie aeree preferisce fare tutto il possibile per evitare che il parto avvenga a bordo, ecco perché esistono regole precise per le donne in gravidanza. Generalmente le compagnie accettano passeggere incinte fino alla 36ª settimana di gestazione per gravidanze singole e fino alla 32ª per gravidanze gemellari. Dopo questo periodo, molte richiedono un certificato medico o addirittura vietano l’imbarco, proprio per minimizzare il rischio di parti in volo.

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