Da Londra al Vietnam: abbiamo provato la business class della compagnia asiatica più sconoscita
Bamboo Airways è quella che gli appassionati di aviazione commerciale chiamerebbero una ‘gemma rara’, almeno nei cieli lontani dal Far […]
Bamboo Airways è quella che gli appassionati di aviazione commerciale chiamerebbero una ‘gemma rara’, almeno nei cieli lontani dal Far East asiatico. La compagnia vietnamita vola, al di fuori di quella fetta di mondo, solo in Australia (Sydney e Melbourne) e, in Europa, a Francoforte e Londra. No fa parte di nessuna delle tre grandi alleanze internazionale (Skyteam, OneWorld e Star), nemmeno come ‘partner’, ha un suo programma Frequent Flyer chiamato Bamboo Club e ha accordi di ‘interline’ (non di codeshare) con Emirates, Japan Airlines, Eva Air ed Air Canada.
Cosa offre Bamboo
In questo articolo:
- Specifiche
- Aeromobile:
- B787
- Classe:
- Business
- Tratta:
- LGW - SGN
- Prezzo:
- 1200$
- Prenota
Affermata in patria, dove (nonostante abbia iniziato a volare solo nel 2019) ha in mano circa il 20% di un mercato domestico dominato da Vietnam Airlines e dalla low-cost Vietjet, Bamboo è praticamente sconosciuta al grande pubblico dei viaggiatori che ogni anno si sposta tra Europa e Asia orientale (o viceversa).
Questo nonostante offra probabilmente il miglior rapporto qualità/prezzo tra tutte le compagnie che volano tra quelle due regioni del mondo: il biglietto di Business Class parte da 1.400 dollari sola andata e dà diritto a tutte le amenities connesse: imbarchi check-in riservati, fast track ai controlli di sicurezza, franchigia bagaglio da 64 chili, accesso alla lounge, pasti di quattro portate con vini di qualità, intrattenimento individuale e poltrone che si trasformano in letti in una cabina con file da 1+2+1, in cui ogni posto ha accesso libero al corridoio.
La poltrona di business class è una delle più famose, la stessa che a bordo degli A350/900 di ITA Airways, nella Club World Suite di British Airways e di molti altri vettori.
Dietro, c’è una Premium Economy con layout 2+3+2, seguita da una Economy nel classico schema 3+3+3 di tutti i Boeing 787. Bamboo, di Dreamliners, ne ha tre della serie -9 (da cui lo striminzito network intercontinentale). Anche la Economy, che dà diritto a pasti e bevande e intrattenimento individuale, ha ottimi prezzi, con il biglietto di sola andata che parte da 360 dollari tra Europa e Vietnam.
Insomma, la prima compagnia full-service privata vietnamita può essere un’ottima alternativa (in termini di prezzo e servizio di bordo) ai tanti altri vettori europei, mediorientali e asiatici, sia per spostarsi tra i due continenti, sia per usare gli hub di Hanoi e Ho Chi Minh City per fare scalo nel corso di un viaggio tra Europa e Australia, o viceversa.
Da dove vola Bamboo
Il ‘problema, per il viaggiatore italiano, è che i 787-9 vietnamiti li deve andare a prendere a Francoforte (meta solitamente molto costosa da raggiungere in aereo dall’Italia per l’assenza di compagnie low-cost) o a Londra Gatwick. Quest’ultima è sicuramente l’opzione preferibile, essendo lo scalo londinese collegato a diverse città italiane da easyjet e Wizz Air, che hanno tariffe convenienti.
In aeroporto
Una domenica mattina di inizio estate sono decollato prestissimo da Malpensa con destinazione Gatwick, da dove Bamboo Airways parte per la capitale vietnamita Hanoi alle 11.10. Arrivato al Terminal Sud con il solo bagaglio a mano intorno alle 8.30, ho raggiunto i banchi check-in del vettore vietnamita, situati nell’area J del salone partenze: sei per la Economy e due per la Business.
Prenotando alcuni mesi prima ero riuscito ad acquistare un biglietto di Business alla tariffa più bassa disponibile sul sito della compagnia, che prevedeva uno scalo a Ho Chi Minh City (l’ex Saigon).
L’agente, dopo avermi consegnato la carta d’imbarco con il posto da me scelto online (16K, finestrino sul lato destro della cabina), mi ha informato che a Ho Chi Minh City avrei dovuto ritirare il bagaglio, passare dal controllo passaporti, cambiate terminal e rifare la procedura d’imbarco per il tratto domestico verso Hanoi, pure operato da un 787-9.
Viaggiando in Business ho avuto accesso al fast track ai controlli di sicurezza, che nel Regno Unito sono sempre un incubo per la questione liquidi da infilare nelle bustine trasparenti (e la vetustà delle macchine dentro cui passano i bagagli a mano), e poi alla N°1 Lounge and Clubrooms, che era a quell’ora piuttosto affollata ma offriva un’eccellente colazione all’inglese a buffet e una vista eccezionale sulla parte meridionale del piazzale e sulla pista.
A bordo
Mezz’ora prima dell’orario di partenza mi sono incamminato verso il gate 13, scoprendo di essere l’ultimo ancora da imbarcare. Appena salito a bordo, uno dei tre assistenti di volo addetti alla Business Class mi ha accompagnato al posto, quindi è passata un paio di minuti più tardi con una salviettina calda profumata e un drink di benvenuto (scelta tra acqua, succo e ‘vino frizzante’, come lo ha chiamato lei).
Ho notato che tutti gli assistenti di volo indossavano mascherine FFP2 e che sia il cuscino sia la coperta erano sigillati dentro involucri di plastica (molte altre compagnie dovrebbero imparare a farlo, soprattutto coi cuscini…).
Le cuffie per l’intrattenimento di bordo erano su uno scaffale alla mia destra, accanto a un vanity kit dal contenuto molto ricco. Non c’erano nè acqua, nè un menù.
Durante il pushback, il comandante ha annunciato un volo di 11 ore e 55 minuti lungo una rotta che, evitando lo spazio aereo ucraino e russo a causa della guerra, ci avrebbe portati a sorvolare l’Europa orientale, la Turchia, l’Iraq, il Pakistan, l’India settentrionale, il Golfo del Bengala e la Malesia, prima di iniziare la discesa verso Ho Chi Minh City.
Raggiunta la quota di crociera, l’equipaggio ha oscurato i vetri degli oblò. Cosa che io non sopporto, per cui, volendo guardare fuori, ho ‘riaperto’ i due a mia disposizione.
Food&Beverage
Il servizio di bordo è iniziato circa un’ora dopo il decollo con un aperitivo (mandorle tostate, tiepide e salate) accompagnate ancora da acqua (tiepida, un’usanza tipica dell’Estremo Oriente), succhi o vino bianco frizzante.
Poi, l’assistente di volo è tornata con un Ipad per prendere le ordinazioni del pasto, spiegando che i menù cartacei sono disponibili solo sui voli da Hanoi (cosa che avrei effettivamente appurato al ritorno). Con mia grande frustrazione ho appreso che il menù asiatico non era più disponibile, perché, con soli otto passeggeri nella cabina di Business, ne erano stati imbarcati pochi.
Vista la mia delusione, la hostess si è recata nel galley per poi tornare a dirmi che, se volevo, la zuppa del menù asiatico (con germogli di soja, lemongrass e gamberi) era disponibile e che l’avrebbe aggiunta volentieri al mio menù occidentale, consistente in un piatto di bresaola con rucola e quinoa come antipasto, seguito da una insalata caprese e da salmone grigliato con cous cous e verdure pure grigliate.
Insieme alla zuppa, ne è venuto fuori un pranzo ‘east-west’ davvero abbondante, seguito oltretutto dal passaggio di un carrello con la frutta e i formaggi, e un dolce. In tutto, il pasto è durato circa un’ora e mezza. Al termine, curiosamente, non sono stati offerti nè caffè, nè tè, nè digestivi, ma solo un’altra salvietta calda profumata e una bottiglietta d’acqua. Il servizio, grazie forse anche ai pochi passeggeri, è stato molto preciso e attento, quasi personalizzato e la mise en place e la composizione dei piatti molto elegante, nel tipico stile asiatico secondo cui il cibo deve essere buono, ma anche bello a vedersi.
IFE
Mentre sorvolavamo la Turchia orientale ho iniziato a esplorare l’Inflight Entertainment System (IFE), che offriva una settantina di film (tutti in inglese e vietnamita e senza sottotitoli), una piccola selezione di serie tv (idem per lingua e sottotitoli), una enorme scelta di musica vietnamita accanto a qualche album pop e rock occidentale. Ma la cosa che ho trovato più intrigante sono stati i 26 album di ‘musica rivoluzionaria’ (intesa come quella che, negli anni Settanta, ha riunificato il Paese sotto il regime comunista di Ho Chi Minh).
Ho chiesto se a bordo fosse previsto il wi-fi, ma mi è stato risposto di no. Una mancanza davvero grave, oltretutto a bordo di un aereo di ultima generazione come il 787, alla quale Bamboo dovrà porre rimedio se, come è nelle sue intenzioni quando altri 787 arriveranno in flotta, intende cimentarsi nei collegamenti con la costa occidentale degli Stati Uniti.
Dopo un film, del quale sono almeno riuscito a seguire la trama nonostante l’assenza di sottotitoli che rendessero un po’ più comprensibili i dialoghi in inglese, mentre fuori già scuriva ho steso il sedile in posizione orizzontale, preparandomi alla (breve) notte. Per la classe Business dei suoi Dreamliners, Bamboo Airways ha optato per i sedili Collins Super Diamond: una scelta non particolarmente originale, ma un prodotto che garantisce un ottimo comfort grazie a tre piani di appoggio, due vani richiudibili (insomma, un sacco di spazio per stipare i propri effetti personali) e a un’ottomana che garantisce un sufficiente spazio per i piedi e per la parte inferiore delle gambe (così, almeno, si può cambiare posizione, durante il sonno).
E, infatti, le quattro ore abbondanti di sonno sono state di buona qualità, interrotte solo dall’assistente di volo che, con molta delicatezza, mi ha svegliato informandomi che mancava un’ora e mezza all’atterraggio e che stavano per servire la colazione. Un vero breakfast all’inglese accompagnato da croissant, marmellata, frutta e (questa volta sì), tè o caffè.
In conclusione
Di solito, capisco se l’esperienza di viaggio è stata di ottimo livello se, mentre l’aereo scende di quota per atterrare, mi piacerebbe in realtà che il viaggio durasse qualche oretta in più. E questo è stato davvero il caso, con Bamboo Airways. Commovente, al termine del servizio, l’inchino che i tre assistenti di volo ci hanno rivolto all’unisono.
Mezz’ora dopo ero fuori dal terminal internazionale dell’aeroporto di Hanoi, con 35 gradi già alle 6 del mattino e un’umidità da strizzare i vestiti. E ho pensato al povero Robin Williams, quando nell’omonimo film svegliava le truppe americane urlando alla radio ‘Good Morning Vietnam!’.
Pro
- Servizio
- Offerta gastronomica
- Poltrona
Contro
- Niente Wi-fi
- Film solo in inglese e vietnamita