Perchè i Boeing e gli Airbus si chiamano così. E perchè abbiamo l’A380 ma non (ancora) l’A360
Da quando l’aviazione commerciale è entrata nella ‘jet age’, l’era dei motori a getto o a reazione, nella seconda metà […]
Da quando l’aviazione commerciale è entrata nella ‘jet age’, l’era dei motori a getto o a reazione, nella seconda metà degli anni Cinquanta, c’è una cosa che tutti o quasi i passeggeri danno per scontato: che i velivoli prodotti da Boeing si chiamino con sigle che iniziano e terminano con il numero ‘7’ e che quelli prodotti da Airbus inizino con un ‘3’.
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Ad oggi, dagli stabilimenti del costruttore americano sono usciti i Boeing 707, 727, 737, 747, 757, 767, 777, 787. Il 717 è stato ‘aggiunto’ per ribattezzare l’MD-95 della McDonnell Douglas quando Boeing ha acquistato quest’ultima. E dagli stabilimenti del costruttore europeo abbiamo avuto fin qui gli Airbus A300, 310, 320, 330, 340, 350 e 380.
Per quanto riguarda Boeing, i modelli pre-‘jet age’ non seguivano l’attuale numerazione. Anzi, i primi Boeing (l’azienda è stata fondata come Pacific Aero Products Co. nel 1916) si chiamavano Model 40, Model 80 e Model 247.
Ma, dopo la seconda guerra mondiale, l’azienda venne ristrutturata e a ogni dipartimento venne associato un numero a tre cifre. Così, ad esempio, con ‘500’ si indicava il dipartimento che si occupava di motori a turbina, con ‘600’ quello dedicato a razzi e missili e con ‘700′ quello dedicato alla progettazione dei velivoli jet da trasporto.
Quando, nel luglio 1954, il primo prodotto finito di quel dipartimento fece capolino dall’hangar di Everett con il nome provvisorio di Boeing 367-80, il dipartimento marketing del costruttore americano decise di rinominare il velivolo con lo stesso identificativo del dipartimento che lo aveva ‘partorito’: 700.
Dopo il primo volo dell’agosto 1955, Boeing iniziò a promuovere il quadrigetto presso le compagnie aeree e, per indicarlo, scelse il numero ‘707’ perché più accattivante di ‘700’. Coi modelli successivi si decise di fare lo stesso e così nel 1963 venne presentato il 727, nel 1967 il 737 e nel 1969 il 747. E così via fino al 787, l’ultimo nato di casa Boeing. Il ‘717’ venne in realtà non venne saltato, ma andò inizialmente a indicare la versione ‘tanker’ del 707.
Ad oggi solo un velivolo commerciale non ha seguito la numerazione 7×7: il Boeing 720, una versione accorciata e ad autonomia più ridotta del 707. Boeing lo chiamò così su richiesta di United Airlines, il cliente di lancio del velivolo.
Tornando alla serie 7×7, dopo il 787 Dreamliner a Boeing resta ancora un numero a tre cifre che inizi e termini con il ‘7’: il 797 (che si dice possa essere un aereo di media capacità di medio-lungo raggio). E poi? Boeing non ha ancora annunciato come intenderà chiamare i suoi aerei del futuro, ma una ipotesi che circola è che possa proseguire con l’8 all’inizio e di nuovo il 7 o l’8 alla fine, tipo Boeing 807, 817, 827 e via dicendo o Boeing 808, 818, 828 e così via.
Il motivo per cui Airbus abbia deciso di indicare con le tre cifre ‘3xx’ i suoi aeroplani è più intuitivo. Il suo primo aereo, l’A300, era stato costruito per essere un velivolo da trasporto per 300 passeggeri (anche se nella realtà le compagnie lo usarono poi in configurazioni tra i 250 e i 280 posti). Le denominazioni dei successivi modelli lasciarono il ‘3’ davanti e lo ‘0’ in fondo, mutando invece nella seconda cifra. Nacquero così l’A310, l’A320 (con fratello maggiore A321 e i due fratelli minori A318 e A319), l’A330 e così via.
I più attenti avranno notato che il costruttore europeo ha saltato l’A360 e l’A370, decidendo invece di chiamare il suo super-jumbo A380. Il ‘salto’ (dall’A350) è stato deciso per sottolineare le eccezionali dimensioni dell’aereo, che sarebbe stato il più grande al mondo. Già, ma allora perché non chiamarlo A390? Perché, per questioni di marketing, al ‘9’ si preferì l’8′ strizzando l’occhio al mercato asiatico in cui l”8′ è il numero più fortunato, echeggiante ‘ricchezza’ e ‘prosperità’.
Airbus ha visto solo parzialmente premiata la sua scelta, considerato lo scarso numero di A380 ordinato dai vettori asiatici (10 da Korean Air, 6 da Asiana, 12 da Singapore Airlines, 6 da Malaysia Airlines, 3 da All Nippon Airways e 5 da China Southern Airlines, l’unica delle tre big cinesi ad averlo acquistato).
In futuro, potremmo quindi aspettarci l’annuncio di un A360, più probabile di un A370 che, con quel ‘7’, rischierebbe di riecheggiare la numerazione di Boeing.