Brexit e roaming, cosa cambia per gli italiani in viaggio nel Regno Unito
La Brexit ha avuto delle nette conseguenze sul rapporto tra il Regno Unito e i Paesi dell’Unione Europea. Un processo […]
La Brexit ha avuto delle nette conseguenze sul rapporto tra il Regno Unito e i Paesi dell’Unione Europea. Un processo che ha coinvolto svariati aspetti della vita quotidiana dei cittadini, sia di coloro che intendono uscire dal territorio UK che di quelli che vogliono mettervi piede, per piacere o per lavoro.
In questo articolo:
Uno di questi aspetti riguarda il roaming all’interno dell’Ue. Alcuni operatori telefonici del Regno Unito hanno dato il via a una revisione dei propri piani. Qualcosa di prevedibile, anche se inizialmente erano giunte rassicurazioni in tal senso. Il roaming sarebbe stato tutelato, si diceva, ma pare che le cose andranno diversamente. Resta quindi da chiedersi, cosa accadrà agli inglesi? Succederà lo stesso anche per gli italiani e gli altri cittadini membri? E, per i più distratti, cos’è il roaming?
Cos’è il roaming
Partiamo dai più distratti, da coloro che negli ultimi anni hanno probabilmente sentito parlare di roaming, si sono lamentati in precedenza di tariffe incredibilmente elevate al di fuori dei confini italiani, ma che non hanno mai approfondito il tema.
Per roaming si intende quel procedimento che consente di sfruttare a pieno il proprio piano tariffale anche al di fuori del proprio Paese, laddove non vi sono infrastrutture del proprio operatore telefonico.
Poter usufruire di tale comodità aveva un costo decisamente elevato e per anni si è parlato di abolirlo, almeno all’interno dell’Unione Europea. Ciò è avvenuto nel 2017, anno nel quale si è sperimentato per la prima volta l’uso delle proprie tariffe nazionali oltre i confini del proprio Paese. Un primo test a dir poco soddisfacente, che ha poi lasciato il terreno a una modifica sostanziale. Nel 2018, infatti, ci si è ritrovati a rendersi conto di come chiamate e sms fossero compresi nel pacchetto, mentre i Giga per la navigazione web avessero un limite (ben inferiore a quello nazionale).
Un’abolizione non del 100 %, dunque, ma comunque soddisfacente. Un passo in avanti incredibile, superiore anche quello relativo alla tassa pagata per anni a ogni ricarica telefonica. Tutto ciò sfumerà dinanzi agli occhi dei britannici?
Il roaming post Brexit
Come detto, alcune compagnie telefoniche britanniche hanno deciso di rimangiarsi le promesse fatte (non per iscritto, sia chiaro). La prima società a farsi avanti in tal senso è stata EE. Le modifiche annunciate saranno attuate in maniera graduale, in relazione principalmente al 2022. Chiunque dovesse decidere di cambiare piano, così come i nuovi clienti, dovranno pagare 2 sterline (2.30 euro, circa) per ogni giorno trascorso nel territorio Ue e non solo. La lista comprende infatti ben 47 Paesi dai quali è esclusa l’Irlanda.
Il prezzo sale per O2, che applicherà una tariffa aggiuntiva di 3.50 sterline per ogni Giga scaricato nell’Ue (limite massimo di 25 gigabyte), a partire dal 2 agosto. Tariffe inalterate, invece, per Three, che ha però ridotto il tetto di dati scaricabili liberamente. Si è passati da 20 Giga a 12.
Roaming in Italia?
Anche i clienti italiani dovranno temere una rinegoziazione dei propri piani telefonici? L’incubo del roaming farà capolino anche da noi? Per il momento gli operatori attivi nel territorio Ue non hanno battuto nessun colpo in tal senso.
Il roaming non rientrerà, dunque, tra i cambiamenti cui abituarsi in vista di un viaggio nel Regno Unito. Alcuni utenti temevano una mossa da parte di Vodafone, principale operatore telefonico oltremanica. Un brand che fa da ponte tra i due Paesi, ma che potrebbe attendere il prossimo anno per rivalutare lo status quo. Entro il 30 giugno 2022, infatti, si dovranno rinegoziare gli accordi presi nel 2017. Impossibile dire quale sarà l’esito di tale confronto.
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