L’avvistamento sulle piste di Amsterdam: un Boeing 777 di KLM Asia. Che compagnia è e dove vola
Arrivando, partendo o transitando dall’aeroporto di Amsterdam, capita di imbattersi in aeroplani di KLM che non hanno la corona sulla […]
Arrivando, partendo o transitando dall’aeroporto di Amsterdam, capita di imbattersi in aeroplani di KLM che non hanno la corona sulla coda e hanno la scritta ‘KLM Asia’. Che siano aerei dedicati ai voli da Schipol per l’Asia, appunto? Non esattamente. Se così fosse, dovrebbero essere molti di più, visto il corposo network del vettore olandese nel più grande tra i sei continenti abitati.
In questo articolo:
Le origini di KLM Asia vanno rintracciate negli anni Novanta e nel clima di tensione che si instaurò in quel decennio tra la Cina diventata potenza globale e Taiwan, da sempre considerata da Pechino come un’estensione insulare del suo territorio nazionale.
In questa escalation di tensioni internazionali, coi governi della gran parte dei Paesi occidentali che avevano riconosciuto Taiwan e intrattenevano regolari rapporti diplomatici con lo Stato-isola nel Mar Cinese, il governo di Pechino arrivò a minacciare le compagnie aeree che volavano su Taipei di non poter più volare in Cina, diventata già a quel tempo un mercato lucroso.
Fu così che ad Amsterdam presero la decisione di creare una divisione del vettore olandese registrata a Taiwan, senza la corona sulla coda e la bandiera della Unione europea e dell’Olanda sulla fusoliera e coi titoli KLM Asia su coda e fusoliera, dove sparì la scritta Royal Dutch Airlines.
I primi a vestire la livrea, privata di ogni riferimento all’Olanda non fosse per le marche ‘PH’, furono alcuni Boeing 747-400. Questi aerei volavano a Taiwan e anche verso altri Paesi, ma non potevano servire destinazioni nella Repubblica popolare cinese.
Un totale di sette Boeing 747-400 ‘Combi’ (in grado di trasportare un mix di passeggeri e cargo sul ponte principale) vestirono i colori di KLM Asia tra il 1995 e il 2017. Il numero così alto non era strettamente legato ai collegamenti tra Amsterdam e Taipei, ma consentiva a KLM la massima ‘elasticità’ nell’impiego degli aeroplani e nelle loro rotazioni all’interno del suo network globale.
Dal 2017, con il ritiro dei ‘Combi’, l’onere e l’onore di indossare la singolare livrea passò ai Boeing 777: in principio sette 777-200ER e due 777-300ER. Oggi, sette 777-200ER da 320 posti in due classi (34 Business, 286 Economy) e un solo 777-300ER da 381 posti in tre classi (35 Business, 24 Business, 322 Economy). Questi aerei, all’interno, sono in tutto e per tutto identici a quelli della ‘casa madre’. (FotoAlec Wilson from Khon Kaen, Thailand – PH-BVC, CC BY-SA 2.0)
Nonostante le acque tra Pechino e Taiwan restino tuttora agitate, con gli anni il governo cinese ha fatto cadere il divieto per le compagnie che servivano Taiwan di volare con gli stessi aerei nella Repubblica Popolare cinese.
Ma, se altre compagnie che avevano creato una loro ‘divisione Asia’ (tra cui Air France, British Airways e Swissair, oggi Swiss) le hanno via via eliminate, KLM continua a vestire otto dei suoi aerei con la scritta KLM Asia. Anche se, poi, usa quegli aerei anche per volare a Pechino e a Shanghai e su Taipei vola appena cinque volte alla settimana, due delle quali con Boeing 777-200ER e tre volte con un Boeing 787-9 che non ha nemmeno la livrea ‘Asia’.
Quale è, dunque, il motivo per cui KLM Asia esiste ancora? Potrebbe essere perché la divisione esiste ormai da quasi trent’anni e sarebbe più complicato smantellarla che mantenerla. Oppure, per essere pronti qualora Pechino tornasse a fare le bizze, tornando a imporre restrizioni ai vettori che servono sia la Repubblica Popolare sia Taiwan.
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