“Brand, colori e livrea copiati da Alitalia”. ITA Airways fa causa per plagio ad Aeroitalia
Non fossimo in Italia ci sarebbe da ridere. Come può – ci si chiederebbe – una compagnia aerea che i […]
Non fossimo in Italia ci sarebbe da ridere. Come può – ci si chiederebbe – una compagnia aerea che i media nel mondo definiscono ‘defunct’, ossia ‘defunta’, accusare una compagnia aerea viva e vegeta di aver copiato il suo brand e addirittura una parte della livrea?
In questo articolo:
Ma siamo in Italia, appunto. Dove la smorfia napoletana ha creato la figura del morto che parla.
E il morto, qui è Alitalia. O meglio, dovrebbe esserlo. Invece parla. Lo fa attraverso ITA Airways, la compagnia che nel 2021, quando prese il suo posto ne acquistò il brand (e tutto ciò ad esso connesso) per una cifra intorno ai 90 milioni di euro. Soldi pubblici, visto che il proprietario della compagnia era (ed è) il ministero delle Finanze. Per farne cosa, di quel brand, viene da chiedersi? Non è dato saperlo, se non per vitare (saggiamente, verrebbe da dire) che qualcun altro potesse appropriarsene e utilizzarlo.
Ma ecco che, nella primavera 2022, spunta un gruppetto di imprenditori, che si fregia della presenza tra le sue file della carismatica (seppur discussa) figura del miliardario German Eframovich (già amministratore delegato della compagnia colombiana Avianca per una quindicina). Il gruppetto (udite, udite) intravvede la possibilità di fare business nei cieli italiani.
Guidata dal principale investitore (e presidente) Marc Bourgade e dall’amministratore delegato Gaetano Intrieri, Aeroitalia parte tenendo un basso profilo, inaugurando i primi collegamenti di linea da Forlì a luglio dello scorso anno. Usa Boeing 737-800 al massimo della capacità, come fa Ryanair e il modello di business è quello low-cost.
Passano appena tre mesi a la compagnia annuncia l’apertura di una base a Bergamo Orio al Serio. La rete dei collegamenti si espande, Aeroitalia mette piede nei sancta sanctorum di ITA, Linate e Fiumicino, e comincia a farsi ‘ingombrante’. I Boeing 737-800 diventano 6, più un -700. In Italia vola su Milano Linate, Bergamo, Bologna, Pisa, Ancona, Roma, Napoli, Palermo, Catania, Comiso, Olbia, Alghero. All’estero su Barcellona e Vienna (da Ancona) e verso Bacau e Bucarest in Romania da diverse città italiane.
ITA Airways non ci bada, presa dalla costruzione del suo network dalle ceneri di quello Alitalia, dalla crescita della sua flotta con aerei belli e moderni e, soprattutto, dalla negoziazione con Lufthansa, chiusa nel maggio scorso seppur ancora in attesa del via libera dall’antitrust europea.
Poi, il 19 ottobre, il fulmine a ciel sereno: Aeroitalia (che ha registrato nome, brand, livrea e ogni altro aspetto della sua immagine presso l’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale) ha plagiato il brand Alitalia, è l’accusa dei vertici di ITA alla low-cost.
Plagiato sarebbe, si legge in una lettera inviata dalla Società italiana brevetti ad Aeroitalia, il nome troppo assonante con quello dell’ex compagnia di bandiera, la ‘A’ stilizzata sulla coda degli aerei e l’uso dei colori bianco-rosso-verde, che richiamerebbero in maniera evidente quelli degli aeromobili Alitalia.
Per questo motivo, attraverso la Società italiana brevetti, ITA chiede l’immediata rinuncia alle registrazioni italiane e dell’Unione europea, l’immediata cessazione dell’utilizzo dei marchi in questione, la modifica della denominazione sociale eliminando da essa il termine Aeroitalia oltre a un risarcimento danni e spese legali.
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