Violenta turbolenza, a bordo si balla: fino a che punto l’ala dell’aereo può flettersi senza spezzarsi
Qualche giorno fa abbiamo letto della violentissima turbolenza che ha colpito un Boeing 787 di Latam sull’oceano Pacifico, causando 50 […]
Qualche giorno fa abbiamo letto della violentissima turbolenza che ha colpito un Boeing 787 di Latam sull’oceano Pacifico, causando 50 feriti dei quali 13 hanno avuto bisogno di cure ospedaliere.
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Oltre che l’incolumità di passeggeri ed equipaggio, simili fenomeni atmosferici mettono a dura prova anche la struttura dell’aeroplano, che si trova a subire forze equivalenti a diversi G. Fenomeni che, su una scala più ridotta, chiunque abbia volato un po’ ha sperimentato, magari osservando tra l’affascinato e il preoccupato le ali piegarsi e ondulare visibilmente, soprattutto in prossimità delle estremità.
Ora, chi vola con una certa frequenza sa che ciò è perfettamente normale. Anzi, le ali devono potersi piegare e devono poter ondulare quando l’aereo incontra una turbolenza, in modo da assorbire energia cinetica trasmettendone in misura minore alla fusoliera.
Tra l’altro, essendo gli aerei di ultima generazione costruiti in buona misura con materiali molto leggeri come il carbonio, le loro ali ondeggiano maggiormente di quanto potessero fare quelle dei jet passeggeri di 20-30 anni fa, realizzati per lo più in alluminio.
Il campione assoluto della categoria è il Boeing 787, che quando decolla a pieno carico di passeggeri e carburante prima di un viaggio di 15-16 ore, pare avere le ali di gomma, per tanto si arcuano verso l’alto. In volo, normalmente, l’ala del Dreamliner si piega fino a 10-12 piedi (cioè 3-4 metri) verso l’alto. Ma in fase di test può flettersi fino a 26 piedi, cioè quasi otto metri.
Eppure, la domanda è comprensibile: in caso di turbolenza particolarmente forte, l’ala di un aereo può spezzarsi? La risposta è no. E non solo perché non è mai accaduto. Ma perché le ali degli aerei commerciali sono disegnate per sopportare lo stress di forze che, in natura, nemmeno esistono. Nel corso del processo di certificazione del Boeing 777, ad esempio, le ali vengono ‘piegate’ fino al 150% della flessione massima riscontrabile nelle peggiori condizioni del volo.
Molti, poi, non sanno che in realtà gli aerei non hanno ‘due’ ali. Ma una sola ala, un’unica struttura interna che attraversa la fusoliera e che corre per tutta o quasi l’apertura alare e che rende impossibile che l’ala si spezzi.
Diverso è il caso di difetti strutturali o di cedimenti strutturali causati da cattiva o non sufficiente manutenzione, che indeboliscano alcune componenti-chiave di un aeroplano al punto da provocare la separazione di quelle componenti e gravi conseguenze sull’intera struttura del velivolo, tali da pregiudicarne la capacità di stare in aria. Ma, in questi rarissimi casi, più che le ali possono essere impennaggi di coda, verticale e orizzontale, a essere interessati.