Durante il volo si rompe un finestrino: che cosa succede in cabina e chi rischia di più a bordo
L’ipotesi che un finestrino possa rompersi durante il volo è remotissima. C’è stato un solo modello di aereo, nella storia […]
L’ipotesi che un finestrino possa rompersi durante il volo è remotissima. C’è stato un solo modello di aereo, nella storia dell’aviazione commerciale, che veniva cronicamente colpito da quel tipo di incidente: il britannico Comet, il primo jet passeggeri nella storia. I suoi finestrini si incrinavano e rompevano per la forma quadrata con gli angoli a spigolo. Introdotta una forma più arrotondata degli oblò, gli incidenti cessarono.
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Può tuttavia capitare che un finestrino si rompa perché investito da un corpo estraneo, come un pezzo di fusoliera. O che a staccarsi sia un portellone, come recentemente accaduto su un Boeing 737 MAX di Alaska Airlines.
In quel caso, solo il fatto che il velivolo si trovasse ancora ad una quota relativamente bassa e che i passeggeri ed equipaggio avessero ancora tutti le cinture allacciate, ha impedito una strage. Perché lo squarcio apertosi, se avvenuto ad alta quota, avrebbe potuto compromettere la struttura del velivolo, in seguito a quella che sarebbe stata una depressurizzazione improvvisa molto più violenta di quella che è avvenuta, e tutto ciò che non fosse stato ‘ancorato’ sarebbe volato fuori dall’aereo, passeggeri e assistenti di volo compresi.
Ma anche la rottura di un ‘piccolo’ finestrino può provocare conseguenze mortali: il 17 aprile 2018 il volo Southwest Airlines 1380, operato da un Boeing 737-700, stava salendo sopra quota 9mila metri nelle fasi iniziali di un volo tra New York La Guardia e Dallas, quando il finestrino accanto al posto 14A è stato colpito da una delle pale della turbina del motore sinistro dell’aereo, che aveva subito quella che in gergo è definita una ‘uncontained engine failure, con il distacco di interi pezzi del reattore.
La 43enne Jennifer Riordan, che era seduta proprio accanto al finestrino infranto, venne in parte risucchiata al di fuori del velivolo, riportando ferite che si rivelarono fatali. I piloti riuscirono, qualche minuto dopo, a riportare a terra il Boeing 737 senza ulteriori conseguenze, con un atterraggio d’emergenza all’aeroporto di Philadelphia.
Dal primo ufficiale di una grande compagnia low-cost europea The Flight Club si è fatto raccontare quali sono le procedure seguite in cabina di pilotaggio in caso di cedimento di un finestrino. “In cabina di pilotaggio noi non possiamo sapere se si sia rotto un finestrino e se sia volato via un portellone. Quello ce lo possono comunicare solo gli assistenti di volo, se ovviamente sono nelle condizioni di farlo, anche se potremmo udire noi stessi un ‘bang’ nel caso di un finestrino o di una porta che salta. Quello che noi abbiamo è un indicatore che ci dice che in cabina passeggeri la pressione sta variando e se la depressurizzazione è molto veloce eseguiamo quella che è definita una discesa di emergenza”.
In questa situazione “il primo step prevede che i due piloti indossino le maschere per l’ossigeno, confermandone il funzionamento l’un l’altro. Poi indossiamo le cuffie e verifichiamo di poterci parlare e sentire attraverso le maschere. Quindi, il pilota che stava ai comandi inizia la discesa di emergenza, che viene eseguita alla massima velocità e rateo al minuto se la depressurizzazione in cabina è lenta, ma viene invece eseguita senza accelerare la velocità dell’aereo in caso di depressurizzazione esplosiva. Questo viene fatto perché la depressurizzazione violenta potrebbe aver causato danni alla struttura o a parti dell’aereo, che potrebbe non essere in grado di reggere forti sollecitazioni”.
Il rateo della discesa di emergenza rapida è di 7.000 piedi (2.100 metri) al minuto (in pratica una mezza picchiata) fino a una quota di 10mila piedi, dove l’aria torna ad essere respirabile e le temperature esterne più sopportabili. “A quell’altitudine – prosegue il pilota – uno dei due piloti toglie la maschera, valuta se riesce a respirare e, in caso affermativo, la toglie anche l’altro”. L’aereo procede quindi verso il più vicino aeroporto per eseguire un atterraggio di emergenza, con un rateo di discesa di un 1.000 piedi al minuto.