Singapore toglie tutte le restrizioni, Hong Kong apre ai non residenti (con quarantena)
Singapore e Hong Kong, le due megalopoli asiatiche sarebbero dovute essere le prime a riaprire le frontiere ai turisti, già […]
Singapore e Hong Kong, le due megalopoli asiatiche sarebbero dovute essere le prime a riaprire le frontiere ai turisti, già a fine 2020 si era parlato di un corridoio turistico per consentire gli spostamenti tra le due nazioni, invece, a distanza di oltre 2 anni, vivono in una situazione diametralmente opposta.
La situazione a Singapore
In questo articolo:
Singapore ha riaperto le frontiere lo scorso autunno con il protocollo VTL e, a partire dal 26 aprile, ha rimosso tutte le restrizioni residue per i viaggiatori vaccinati diretti nella città stato asiatica. In questi mesi le regole sono cambiate e lo scorso marzo erano state alleggerite quasi tutte le richieste per autorizzare gli spostamenti.
Adesso è arrivato il momento in cui Singapore ha annunciato la rimozione di tutte le regole, o meglio dell’unica regola residua, ovvero la necessità di effettuare un tampone PCR pre partenza prima di imbarcarsi.
Inoltre il paese rimuoverà anche la maggior parte delle regole di utilizzo delle mascherine, mentre le app Trace Together e SafeEntry dovranno essere utilizzate solo in grandi eventi con più di 500 partecipanti, night club, ristoranti e bar.
La situazione ad Hong Kong
Diametralmente opposta la situazione di Hong Kong: frontiere ermeticamente chiuse da due anni e “prigionia” per cittadini ed equipaggi degli aerei.
Un primo pallido segnale di riapertura è però arrivato. Dal primo maggio verrà tolto il divieto di ingresso ai non residenti. I visitatori dovranno rispettare il rigoroso protocollo anti covid che prevede: tampone pre partenza, tampone all’arrivo in aeroporto e isolamento in strutture speciali per una settimana.
Trascorsi i 7 giorni ed effettuati altri due test anti covid, si potrà circolare liberamente per la città.
In conclusione
I due passi con cui Singapore e Hong Kong hanno viaggiato in questi ultimi 24 mesi hanno convinto migliaia di persone e aziende a lasciare l’ex protettorato britannico per trasferirsi a Singapore. Cathay Pacific, la compagnia di bandiera, ha costretto i suoi equipaggi ad una vita folle per poter lavorare e ha ovviamente perso miliardi di dollari e milioni di passeggeri a causa del divieto anche ai voli in transito.