Voli negli USA? L’immigration la fai in Europa. Ecco in quali aeroporti (e come funziona)
La parte forse più noiosa e fastidiosa di un volo verso gli Stati Uniti è quella che arriva proprio alla […]
La parte forse più noiosa e fastidiosa di un volo verso gli Stati Uniti è quella che arriva proprio alla fine del viaggio, quando si è stanchi e si vorrebbe soltanto arrivare in hotel il più in fretta possibile. E’ lì che l’immigration a stelle e strisce colpisce, soprattutto in alcuni aeroporti, con controlli che determinano lunghe, talvolta lunghissime, code.
In questo articolo:
Il peggior terminal da questo punto di vista, è forse il Tom Bradley International dell’aeroporto di Los Angeles. Ma lunghe code si possono trovare molto spesso anche in alcuni terminal del JFK di New York e al terminal degli arrivi internazionali di Chicago O’Hare. Solo per citare alcuni casi.
La ‘scappatoia’ per evitare le talvolta estenuanti code è affidarsi ai servizi ‘vip’, che però hanno prezzi molto elevati, anche di diverse centinaia di dollari a passeggero.
In Europa ci sono, tuttavia, due aeroporti, dove i controlli di sicurezza e l’immigration per l’ingresso negli Stati Uniti si possono fare prima della trasvolata atlantica. Si trovano entrambi in Irlanda e sono quelli di Dublino e Shannon (aeroporto sulla costa occidentale dell’Irlanda un tempo molto noto e frequentatissimo perché, quando gli aerei non avevano autonomia sufficiente per volare dall’Europa continentale al Nord America, era uno stop pressoché obbligato per il rifornimento).
La procedura si chiama Transatlantic Pre-Clearance ed è gestita da agenti dello US Customs and Borders Protection (CBP) per la parte dell’immigration e della Transport Safety Administration (TSA) per quel che riguarda i controlli di sicurezza. Il servizio è a disposizione sia dei passeggeri il cui viaggio origina in Irlanda, sia di quelli che usino Dublino e Shannon per fare scalo prima di attraversare l’oceano.
A trarne maggior vantaggio sono, ovviamente, i passeggeri della compagnia irlandese Aer Lingus, che nel tempo che trascorrono in attesa della coincidenza transatlantica, hanno modo di effettuare le formalità di immigrazione. Una volta sbarcati negli USA, il loro aereo attraccherà a un terminal domestico e loro saranno liberi di entrare negli Stati Uniti senza alcun ulteriore controllo. Esattamente come se, anziché essere partiti dall’Europa, arrivassero da un’altra città americana.
Dall’Italia, Dublino e Shannon si possono raggiungere, oltre che con Aer Lingus, anche con Ryanair. Ma è ovvio che con la prima ci si avvantaggi del fatto di viaggiare fino a destinazione con un solo check-in e un solo biglietto/prenotazione.
In tutto il mondo sono soltanto 16 gli aeroporti abilitati alla pre-clearance verso gli USA: oltre a Dublino e Shannon ce ne sono otto in Canada (Toronto, Montreal, Vancouver, Calgary, Edmonton, Winnipeg, Halifax e Ottawa), due alle Bahamas (Nassau e Freeport), uno a Bermuda, uno ad Aruba (nelle Antille Olandesi) e uno negli Emirati Arabi Uniti (Abu Dhabi), grazie ad accordi tra il governo statunitense e quelli di questi cinque Paesi.
Per i passeggeri italiani diretti negli USA, l’alternativa all’immigration presso l’aeroporto di destinazione finale può essere, dunque, effettuarla in Canada. Ma, essendo Toronto e Montreal due aeroporti molto grandi e con moltissimi voli verso gli USA, il rischio può essere quello di sorbirsi comunque lunghe code durante il transito con il pericolo, oltretutto, di perdere la coincidenza.
I due scali irlandesi, invece, sono relativamente piccoli (anche Dublino) e con un numero di voli per gli USA piuttosto contenuto, con il vantaggio che le procedure vengono sbrigate, generalmente, in modo spedito.
Da tempo (almeno una decina d’anni) si parla di una estensione della Trasatlantic Pre-Clearance ad altri scali europei. Tra i Paesi che hanno presentato domanda in tal senso ci sono il Regno Unito e il Belgio (ma non l’Italia). Nel 2020, un accordo in tal senso è stato siglato tra gli USA e il Belgio, ma la procedura dovrebbe essere attivata all’aeroporto di Bruxelles solo a partire dall’anno prossimo.
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