L’odissea di un frequent flyer nel caos neve all’aeroporto di Monaco di Baviera: “Che fine hanno fatto il rigore e l’organizzazione del mondo germanico?”
Sono un Senator pluristellato, volo centinaia di volte all’anno ed è abituato agli imprevisti, non aveva però mai visto nulla di simile a quello accaduto all’aeroporto di Monaco di Baviera in questi giorni
Negli ultimi vent’anni ho percorso milioni di chilometri volando sopra i cieli del nostro pianeta. Comprenderete anche voi che è statisticamente probabile incorrere in disagi e problemi. Questo fa parte del mio lavoro, ed è una delle tante variabili e sfide quotidiane da dover gestire. Come tutti gli assidui viaggiatori, con il tempo, ho accumulato una buona dose di avventure da raccontare ad amici e parenti. Racconti a volte divertenti, a volte surreali.
Ho vissuto l’11 Settembre, il vulcano islandese Eyjafjallajökull, due pandemie (la Suina ed il Covid) e tantissimi scioperi oltre a nevicate eccezionali.
In questo articolo:
Quella che però vorrei raccontare oggi è un momento di svolta, il segno ineludibile che il sistema europeo, quello che una volta veniva chiamato il mondo occidentale è ormai un ricordo sbiadito che ha ceduto il passo alle compagnie mediorientali ed asiatiche. È un racconto da memorizzare e tenere a mente per tutti voi, in caso vi doveste mai trovare in simili condizioni.
Tutto inizia a Riga
Tutto inizia in un freddo pomeriggio d’inverno a Riga in Lettonia, dove mi sono imbarcato al termine di una settimana di lavoro.
Primo volo AirBaltic per Monaco in Germania, nel pomeriggio del 1° dicembre, e poi da lì un volo per Torino con Air Dolomiti. A Riga, come in quasi tutto il nord est europeo, è stata una settimana di freddo e neve eccezionale. Tanta neve a novembre non è così frequente neanche a queste latitudini.
Anche se ha nevicato ininterrottamente da una settimana in Lettonia la cosa non sembra essere un problema, e con temperature di -8 procedono senza intoppi le operazioni di predecollo eseguendo il de-icing delle superfici mobili dell’aereo. Il volo procederà bene, senza turbolenze, ma voleremo costantemente dentro una profonda perturbazione con nuvole molto alte ed una fitta nevicata che non farà presagire nulla di buono.
La neve a Monaco era stata ampiamente prevista da 48 ore. Un’intensa nevicata avrebbe iniziato a scendere da venerdì pomeriggio e sarebbe proseguita per tutto sabato 2 dicembre. La mia speranza era quella di arrivare e ripartire in tempo.
All’arrivo a Monaco mi sono subito reso conto che la situazione meteo era decisamente complicata.
Gli spazzaneve erano in azione, uno a fianco all’altro in una fila di sette, distanziati gli uni dagli altri in modo da liberare la pista rapidamente. Sono scene particolari che non si vedono tutti i giorni, anche se si viaggia spesso. Decollare normalmente è considerato meno complicato che atterrare, quindi ero predisposto ad una lunga attesa, sicuri ritardi dovuti alla gestione del traffico aereo ed alle operazioni di sghiacciamento dell’aeromobile.
Il mio volo per Torino operato da Air Dolomiti era perfettamente in orario e sarebbe dovuto decollare alle ore 21:10. Sceso dall’aereo mi sono subito reso conto che la situazione era decisamente più complicata del previsto.
Poiché avevo tempo, decido di verificare la lunghezza della coda di persone che silenziosamente e diligentemente attendeva il suo turno al terminal G per riprogrammare il proprio viaggio: 800 metri, questa è la lunghezza misurata dal mio conta passi. Tradotto in tempo, sono oltre quattro ore di attesa, per conoscere il proprio destino ed ottenere un re-booking su un nuovo volo.
Prima anomalia: in condizioni simili mi sarei aspettato decine di addetti al lavoro per supportare i passeggeri, invece niente: solo tre operatori, quelli normalmente in servizio, a dover gestire un carico di lavoro e di stress emotivo eccezionale. Nessun supporto.
Invece, raggiunta la lounge Senator, la situazione era completamente differente, gli ospiti erano pochi ed aleggiava una pace surreale. In quel momento ho realizzato che la situazione era a forte rischio cancellazione ed ho iniziato a valutare le possibili alternative. Il mio volo Air Dolomiti non era stato cancellato, mentre tutti i voli operati da LH lo erano già al mio arrivo alle 19:20.
Dopo anni di esperienze accumulate, il viaggiatore tende a sviluppare un certo sesto senso: ero certo che Lufthansa era stata solo più rapida a gestire le cancellazioni mentre Air Dolomiti “dormiva”.
Non potevo richiedere una riprotezione e controllando il mio Apple tag il bagaglio risultava caricato o subito sotto l’ala dell’aero. Riuscirò a partire? Ovviamente no… Alle ore 21, circa due ore dopo il mio arrivo a Monaco il mio volo è stato cancellato contemporaneamente a tutti i volo EN di Air Dolomiti. Qualcuno finalmente si era accordo della situazione ed aveva aggiornato il tabellone.
Ma alle ore 21:00 ormai la situazione era completamente fuori controllo. Alle 21:59 l’aeroporto sarebbe stato ufficialmente chiuso inizialmente fino al giorno dopo, alle 6:00. Migliaia e migliaia di passeggeri di ogni nazione e lingua erano rimasti a terra.
“Non possiamo più assistervi, l’aeroporto sta chiudendo. Se riuscirete a trovare con mezzi propri una sistemazione per la notte potete inviarci la fattura per richiedere il rimborso, ci dispiace ma nevica…”.
Due app devono essere sempre presenti sui telefoni di un viaggiatore: Flight Radar24 ed una buona app per il meteo. Io utilizzo Windy e questa prevedeva neve nella notte fino al giorno dopo, sabato 3 dicembre (circa 30 cm).
Vista la gestione fino a quel momento, era facile immaginare che l’aeroporto sarebbe rimasto chiuso ben più a lungo di una notte. Intanto la lounge alle 21:40 si stava preparando per chiudere ed i dipendenti andare a casa. La lounge dovrebbe chiudere alle 22:00 ma i clienti sono invitati a “sloggiare” perchè alle 22:00 nessuno deve essere più al suo interno, con tavoli puliti e macchine del caffè svuotate.
Chi se ne frega se i migliori clienti della compagnia sono tutti al telefono per trovarsi una sistemazione per la notte. Commercialmente parlando è nei momenti di difficoltà che si può instaurare una forte fidelizzazione nei confronti della clientela, oppure, se gestita male, causare un rifiuto difficile da recuperare.
Ricordo due scene di quella serata:
- Le tre signore della reception Senator e Business che, scusandosi con tutti (anche qui c’era una discreta coda di una trentina di persone della lounge), informavano che il loro turno era finito. Sorry… e nel dirlo avevano già la giacca, pronte a scappare come nel miglior film di Fantozzi, lasciando basita la loro clientela premium.
- Il cameriere della lounge che, con spirito imprenditoriale, si siede al tavolino e mette su una piccola agenzia viaggi improvvisata. Al telefono con la moglie offre sistemazioni in hotel, case di amici e parenti ai fortunati clienti business che ovviamente felici ringraziano per il supporto ed i consigli inaspettati. Le mance ovviamente non tardano ad arrivare.
Dormire a Monaco? Non se ne parla, troppo alto il rischio di dover rimanere bloccato per giorni. Così decido di provare a prenotare un’auto con rilascio a Francoforte dove non nevica ed è previsto cielo coperto per i giorni seguenti.
Intanto il secondo aeroporto di Germania stava chiudendo completamente, abbandonando al loro destino migliaia di passeggeri. Ho fatto in tempo a fotografare alcune scene degne della consegna degli aiuti umanitari in un paese di guerra e non della prima economia europea.
La gente si avventava, spingeva ed urlava per accaparrarsi una coperta, un cuscino e qualche snack da mangiare trovando cassoni abbandonati da solerti inservienti che subito dopo si dileguavano rapidamente.
Solo caos e disperazione: immaginate vecchi, disabili e bambini lasciati lì…”fine turno, dobbiamo chiudere l’aeroporto, ci vediamo domani alle 5, sorry!”. Intanto il sito dell’aeroporto comunicava ufficialmente la chiusura dello scalo, subito prima di andare in tilt per l’elevato traffico (complimenti agli IT che gestiscono lo scalo).
A quel punto ero convinto, dovevo assolutamente andarmene.
Trovare una vettura libera tramite app (Avis, Hertz, Sixt, National) con l’opzione di rilascio dell’auto in un’altra città era impossibile. Decido quindi di prenotare una vettura da Monaco a Monaco dalle 22:00 alle 12:00 del giorno dopo. Sapendo che molto probabilmente dovrò pagare la penale…
Ma al banco accettazione dell’Avis (l’unica ancora aperta alle 22:30 insieme a Sixt) mi dicono che cambiare destinazione vorrebbe dire pagare 3.500€ di penale. Minuti interminabili di ragionamenti e discussioni, fino ad arrivare al compromesso con il noleggiatore prenotando l’ultima Volvo 4×4 disponibile a due volte il prezzo normale per non pagare la penale per il rilascio.
400€ assicurazione inclusa invece delle 147€ previsti normalmente per 12 ore di affitto auto. Un prezzo pirata, ma in questi casi non c’è spazio di manovra.
Ora ho la macchina, via di qui… All’uscita del parcheggio questa era la situazione che mi si presentava davanti , circa 15cm di neve fresca con -1 gradi. Non una piacevole situazione ma nulla di eccezionale per chi normalmente in inverno percorre le statali della montagna ed il mitico passo del Maloja per raggiungere Saint-Moritz.
Sono partito alle 23 ed ho raggiunto Francoforte alle 3 del mattino, viaggiando su autostrade poco trafficate ma in condizioni meteo/stradali non facili. Risolto il problema numero uno, allontanarmi da Monaco, ora dovevo risolvere il secondo problema: tornare a casa senza un biglietto e con il bagaglio rimasto in aeroporto.
Il numero di telefono del centralino prenotazioni Lufthansa era irraggiungibile, mentre chiamando quello dedicato ai Senator dopo 45 minuti di attesa cadeva la linea. Stavo guidando ed avevo già fatto 90 minuti di inutili attese telefoniche senza riuscire a parlare con un operatore. Decido che è il momento di giocare la carta della disperazione e tiro fuori un numero segreto, che pochissimi fortunati passeggeri conoscono: finalmente parlo con qualcuno ed in 5 minuti mi ritrovo prenotato sul volo del delle 12:00 dello stesso giorno (sabato) da Francoforte.
Per la carta d’imbarco niente da fare, non si può inviare via mail al passeggero… chissà poi per quale strano motivo e sicurezza tecnologica. Arrivo a destinazione, trovo facilmente una sistemazione in hotel e decido finalmente di dormire qualche ora.
Riconsegno la macchina al noleggio ancora ricoperta da ghiaccio e neve.
Monaco comunica estensione della chiusura alle ore 12:00.
L’arrivo in aeroporto a Francoforte non è diverso dalle scene viste a Monaco la sera prima, alle 7:30 c’è già una coda che arriva fin fuori dall’aeroporto di persone in attesa di fare il re-booking. Questo perché, nel corso della notte, tutti i voli intercontinentali sono stati dirottati su questo scalo.
Anche ai banchi accettazione della First c’è una discreta coda, ma mezz’ora non è niente in confronto a quello che c’è intorno a me. A quel punto riesco ad ottenere un biglietto ma senza posto a sedere, sono in lista di attesa. Tanta fatica per niente? Basta uno sguardo al sito dell’aeroporto di Monaco per rendermi conto che la scelta fatta nella notte rimaneva la migliore.
Monaco non solo chiuderà completamente per 38 ore consecutivamente, ma i primi voli Air Dolomiti per Torino non riprenderanno prima di mercoledì 6 dicembre. Alla fine, grazie al mio status Senator – che mi garantisce una priorità – ed ad anni di esperienza, sono riuscito a partire con tre ore di ritardo e tornare finalmente a casa.
Ora vorrei fare con voi alcune considerazioni
Le condizioni meteo erano ampiamente previste da giorni. A Monaco semplicemente non esiste un piano neve o, se esiste, non funziona. Dopo anni di global warming il management si dev’essere convinto che il freddo e la neve non sarebbero mai più tornati in Germania.
Ora arriva il caso della neve ed il freddo: 30 cm di neve e qualche grado sotto zero non possono, nel 2023, paralizzare per cinque giorni uno dei principali scali europei.
Io comprendo i disagi, possono succedere; ma allora devi avere un piano e precettare del personale per gestire i casi di emergenza. La sensazione netta è di trovarsi davanti personale di terra poco preparato, demotivato e sopratutto fortemente limitato nel numero. Il post covid ci lascia in eredità dipendenti abituati a lavorare poco e pretendere tanto. Tutti in smartworking a casa, salvo poi rendersi conto che per scaricare le valige da un aeromobile non bastano quattro immigrati sottopagati.
Quest’anno ho volato senza problemi ad Astana in Kazakhstan, capitale più fredda del mondo, con una temperatura media di -14,5 gradi a gennaio, ed un record di -51,3 gradi. Considerate che fino a -30 le scuole e le attività rimangono aperte, oltre iniziano anche per loro le restrizioni.
Calgary e Montreal in Canada e Riga in Lettonia. Tutti aeroporti che considerano normale il freddo e la neve.
Mi auguro che chi ha sbagliato paghi per gli errori commessi, sperando che questo non sia solo l’inizio di un inesorabile declino.