Prima volta in Cambogia: che esperienza ottenere il visto all’arrivo
Il passaporto italiano è il più potente al mondo, questo vuol dire che apre le porte di quasi 200 paesi […]
Il passaporto italiano è il più potente al mondo, questo vuol dire che apre le porte di quasi 200 paesi dove, i fortunati che riescono ad ottenerlo dalle Questure italiane, possono entrare senza richiedere un visto preventivo.
In questo articolo:
Poi come si ottiene il visto è tutto un altro discorso. C’è chi lo rilascia semplicemente con un timbro come la Thailandia, c’è chi come Singapore non solo non timbra più, ma ha anche digitalizzato tutto e adesso si passa direttamente dai controlli elettronici senza interagire con nessun essere umano.
Poi c’è chi come la Cambogia o l’Indonesia richiede ancora di pagare per poter ottenere il visto. Si potrebbe tranquillamente definire una tassa turistica, una cosa simile a quello che ha più volte pensato di fare la Thailandia. Addirittura a Bali oltre al visto, che si paga all’arrivo in Indoneisa, si sono inventati anche la tassa di ingresso, che si applicherà ogni volta che si entra sull’isola, anche se si è semplicemente usciti per una escursione di una giornata.
Al mio arrivo all’aeroporto internazionale di Phnom Penh, sbarcato dopo un volo di 25 minuti da Ho Chi Min, ho seguito le indicazioni per il Visa on Arrival, c’era anche la possibilità di farlo online, ma alla fine preferisco farlo in aeroporto, certo perderò del tempo, ma mi perderei anche delle piccole esperienze come quella che sto per raccontare.
La scena mi ha ricordato quella dove Totò e Peppino (se hai meno di 40 anni, cercalo su youtube) tentano di fregare i turisti, solo che qui nessuno voleva fregare nessuno.
Dietro una serie di sportelli tanti militari in divisa e altrettanti fuori a dialogare con i turisti. Gli sportelli sono 3: al primo si consegna il passaporto con la arrival card, al secondo si dovrebbe pagare e al terzo invece dovrebbe ritirare il passaporto con il visto.
Uso il condizionale perchè alla fine sembra un suk. Lasci il tuo importante e potente documento nelle mani di uno sconosciuto e vieni invitato a metterti nell’altra coda.
Incominci subito a capire che la cosa sarà divertente perchè non sei tu ad andare ai successivi sportelli, ma è il militare di turno che chiama per nome i passeggeri una volta che il passaporto ha passato la fase 1.
Qui tra inglese maccheronico, passeggeri che ovviamente non parlano Khmer, ma nemmeno inglese e che non capiscono la richiesta di soldi da parte del militare (il visto costa 30$ e si paga solo in dollari) ho assistito a scentette esilaranti nei miei 15 minuti di attesa.
Passeggeri che spariscono e vanno in bagno, altri che vagano alla ricerca del bancomat dato che l’unico in zona ha la fila più lunga di quella del visto, altri che provano a mercanteggiare visto che sono in 5 se è possibile avere lo sconto. In tutto questo il militare maneggia dollari come un bookies di Las Vegas e il passaporto “farcito” con i soldi torna dietro lo sportello.
Apoteosi finale quando ricevuto il passaporto un turista cinese viene rispedito indietro dagli addetti all’immigrazione perchè si era presentato con un passaporto non suo. Ovviamente il proprietario non si era nemmeno accorto che il suo passaporto stava per andarsene senza di lui.
Ah che bello viaggiare dove ancora è l’uomo a gestire tutto e non le macchine e l’intelligenza artificiale.
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