Viaggiare in Cina senza visto: immigrazione velocissima all’aeroporto di Pechino
Per la prima volta, post covid, sono tornato in Cina. Come noto questa nazione è stata una delle ultime a […]
Per la prima volta, post covid, sono tornato in Cina. Come noto questa nazione è stata una delle ultime a riaprire le frontiere post pandemia, e anche una delle ultime a rimuovere le varie restrizioni e adempimenti come mascherine e tamponi.
In questo articolo:
I turisti però non devono aver ripreso a volare verso Pechino e le altre destinazioni come prima del 2020, per questo il Governo ha deciso, in via sperimentale, di sospendere la necessità (per un piccolo gruppo di viaggiatori) di ottenere un visto turistico, e non solo, prima di recarsi nel paese del dragone.
Niente health declaration
A bordo del volo Lufthansa LH722 che mi ha portato da Monaco a Pechino, gli assistenti di volo hanno fatto un paio di volte lo stesso annuncio. “A meno che non si abbiano sintomi influenzali non si è tenuti a compilare la dichiarazione sullo stato di salute”. Questa restrizione è stata l’ultima ad essere eliminata, anche se non proprio per tutti.
Arrivo a Pechino
Sono sbarcato nell’aeroporto di Beijing Capital (PEK) poco prima delle 12 e la prima cosa che mi ha accolto è stata sua maestà la Regina dei Cieli. Air China è l’unico vettore, assieme a Lufthansa e Korean Air, ad avere in flotta il 747/8 l’ultima e più grande versione del Jumbo che ha cambiato le sorti dell’aviazione negli anni 70.
Terminal dell’aeroporto di Pechino Capital praticamente deserto e dopo una lunga serie di tapis roulant siamo arrivati ai controlli di frontiera.
Avevo già compilato la arrival card in aereo, mi chiedo perchè ci sono ancora compagnie che non lo consegnano a bordo, permette di risparmiare tempo prezioso all’arrivo. Allo stesso modo mi chiedo perchè i passeggeri non la compilano a bordo, quando viene consegnata, e perdono tempo all’arrivo.
Le procedure dell’immigrazione
La prima fermata è stata alle macchine per la registrazione delle impronte digitali, non è obbligatorio, ma facendolo in autonomia si risparmia tempo quando si arriva davanti all’agente dell’immigrazione e visto che in coda non c’era nessuno ho preferito farlo così.
Ottenuta la ricevuta della registrazione delle impronte mi sono diretto verso i controlli di frontiera. Non mi aspettavo di vedere una situazione così tranquilla, specialmente se penso che l’ultima volta che sono arrivato al T4 del JFK ci ho messo quasi 2 ore per passare i controlli dell’immigrazione.
Arrivato al mio turno ero “preparato” a rispondere a tutte le domande e avevo a portata di click tutte le informazioni possibili per confermare la mia intenzione di rimanere solo qualche giorno:
- Biglietto del volo di arrivo
- Prenotazione del volo di ritorno
- Prenotazione alberghiera
L’agente è stato molto “scrupoloso” nel controllare tutti i miei timbri sul passaporto, sull’arrival card c’è una mezza riga dove viene chiesto di scrivere le nazioni visitate negli ultimi 3 anni, mi sarebbe servito un foglio da protocollo per fare l’elenco completo, ma non è servito.
Dopo aver ricontrollato le impronte ho ottenuto il mio timbro e ho proseguito il mio viaggio. Con questa modalità è possibile rimanere in Cina fino ad un massimo di 15 giorni.
Anche questa è una piccola miglioria, prima il visto era un adesivo che prendeva una intera pagina del passaporto, adesso invece è un solo piccolo timbro che occupa pochi cm ed evita di accorciare la vita al prezioso documento.
In conclusione
Mi aspettavo molta più burocrazia, invece davvero tutto facile come bere un bicchier d’acqua. Se penso a certi spettacoli come quello recente in Cambogia o alle code che spesso faccio quando arrivo in Thailandia, Vietnam o Stati Uniti,
Questa è stata anche la mia “prima volta” a Pechino e sono stato anche fortunato perchè, complice il capodanno cinese, ho potuto vivere in una città (quasi) deserta, molto vivibile e ho anche visto più volte il cielo azzurro, cosa non scontata.