W Hollywood, spendere una fortuna per dormire (male) nel cuore di Los Angeles in mezzo a drogati, homeless e tristezza
Dalla mia prima visita a LA, nel lontano 2000, non ho più cambiato opinione sulla “città degli Angeli”, anzi, anno […]
Dalla mia prima visita a LA, nel lontano 2000, non ho più cambiato opinione sulla “città degli Angeli”, anzi, anno dopo anno è diventata una certezza: questa città non mi piace.
In questo articolo:
Sono convinto che la colpa sia dei film, siamo cresciuti con il sogno di LA. Faccio parte della generazione Berverly Hills 90210 e Melrose Place. Chi come me è cresciuto guardando Berverly Hills cop, Pretty Woman e Baywatch si è innamorato di una città che non esiste più, o forse non è mai esistita.
Nella realtà questa città ha degli scorci piacevoli, ma il problema sono le dimensioni, il traffico e sopra ogni cosa il degrado che oramai è arrivato anche nelle zone più turistiche, quelle che si è sempre sognato di visitare, quelle come la walk of fame, Santa Monica e il Chinese Theatre dove ogni anno vengono consegnate le statuette più preziose al mondo, non si salva nessuna zona dal degrado.
La prenotazione
Dovendo trascorrere qualche giorno di lavoro a LA ho deciso di soggiornare in due delle strutture più iconiche di Hilton e Marriott. Ho scelto il W per la sua posizione, al centro di Hollywood Boulvard, mentre mi sono spostato a Downtown al nuovissimo Conrad per l’altra parte della mia permanenza.
Il mese di febbraio è bassa stagione anche ad LA, prima del periodo delle premiazioni e lontano dalla stagione turistica di massa, ma il W Hotel resta comunque una struttura 5 stelle e tra le più esclusive della famiglia Marriott.
Ho soggiornato una notte sola, al costo di 337 dollari, avrei anche potuto usare i punti bonvoy, ma il numero di punti richiesto era sproporzionato dato che con gli stessi punti posso prenotare una notte al Ritz Carlton alle Maldive, e in questo mondo la regola base è quella di sfruttare al massimo i punti che si hanno nel portafoglio.
La cosa più assurda è che tra occupancy tax, city tax e l’assurda destination fee più di 75$ erano di tasse e supplementi. Soprattutto i 29 dollari + tasse (le tasse sulle tasse, poi dicono dell’Italia) della destination fee che comprende cose che nel 90% dei casi non si userà mai, come avviene a Las Vegas, New York e nel resto degli states, e che Biden non è riuscito ad estirpare.
Location
Come detto ci troviamo sulla Walk of Fame, l’ingresso del W è esattamente sopra la stazione della metropolitana di Hollywood e davanti al Disney Theatre, una posizione perfetta per chi vuole dare la caccia alle stelle, ma anche a chi vuole andare agli Universal Studios, dato che la metro porta direttamente davanti all’ingresso del noto parco divertimenti.
Quello che bisogna sapere è che LA non è NY, l’area di Greater LA è enorme, spostarsi da Sata Monica a Long Beach, da Downtown a Hollywood Hills è come andare da Milano a Varese, non come spostarsi dal Queens a Times Square e la metro non è nemmeno paragonabile a quella di New York
L’hotel
W è l’insegna pensata per le nuove generazioni di viaggiatori che cercano il lusso, ma non quello “serio” che Marriott offre ai suoi clienti con le strutture The Ritz Carlton o St Regis, piuttosto è pensato per chi vuole lusso, design, mood festivaliero e voglia di un ambiente “upscale”, ma non banale.
In alcuni casi è la forma dell’hotel a diventare iconica come il W di Barcellona o quello di Sydney, in altri casi è il contenuto a fare la differenza piuttosto che che il contenitore come ad esempio a Roma o Bangkok. Anche se il nuovo trend potrebbe essere quello inaugurato nel pazzesco hotel di Edimburgo.
In altri (pochi) casi invece la ricetta si guasta a causa della posizione e del contesto come il W Times Square.
Qui a Los Angeles probabilmente a rovinare parzialmente questo hotel è il contesto di una città in rovina, perchè non puoi essere un hotel di lusso se hai barboni accampati intorno alla tua struttura. Se la sporcizia che regna in città arriva fino alla porta dell’hotel.
Questo hotel è una torre, una costruzione come tante, e secondo me già in partenza un W perde parte della sua forza. Così come Sansone perde la forza quando gli tagliano i capelli, un W perde parte del suo fascino se è racchiuso in una struttura “normale”.
Il check-in e la camera
Sono arrivato dall’aeroporto di Long Beach, dove ero arrivato con un volo Southwest un tragitto di circa 90 minuti, fortunatamente non troppo incasinato nel traffico di LA.
Al mio arrivo non c’era nessuno ai banchi della reception, come nel resto dell’hotel.
In un W le operazioni sono sempre informali, qui invece non ho avuto per niente la sensazione di trovarmi in un hotel di questa catena, ma in un Marriott qualsiasi. A partire dal fatto che all’arrivo in camera sono stato salutato con un “buongiorno Michael” invece che con il mio nome.
Basta andare a vedere le recensioni degli altri W Hotel dove ho soggiornato per vedere la differenza tra questa “normalissima” camera rispetto agli altri dove ho soggiornato. Anzi una stanza peggiore di moltissimi altri hotel anche di categoria inferiore.
La particolarità di questa stanza era il letto bassissimo, quasi un futon.
La finestra con una non vista sul muro del grattacielo vicino, un vero disastro.
A ricordarmi che soggiornavo in un W Hotel e non in un AC Hotel qualunque erano i gadget (in vendita) e il minibar rifornito con ogni prodotto (cari come un barile di petrolio a fine 2022)
Anche il bagno era “nella norma” nulla di trascendentale e nulla che trasmettesse l’effetto WOW che ci si aspetta da una struttura del genere.
Per avere una idea dei costi, basta guardare il room service charge.
L’hotel
In un W hotel è il design a catturare l’attenzione degli ospiti e in questo hotel il cuore è tutto nell’immenso bar opposto alla zona reception. Una scala che porta al piano superiore che circonda uno spettacolare lampadario alto oltre 5 metri. Una vera opera d’arte.
Peccato solo che giorno e notte lo spazio fosse deserto e triste.
Sul tetto dell’hotel c’è una rooftop pool che in alta stagione è sicuramente una location perfetta per i party.
Certo a metà febbraio fa freschino anche a LA, quindi nessun ospite, anche se la piscina era perfettamente attrezzata ed ospitale.
C’è anche una palestra, che come avrai imparato leggendo TFC, io frequento solo per le foto delle recensioni.
In giro per l’hotel ci sono opere d’arte ed elementi di desing, ma non sono riuscito ad individuare l’anima di questo W Hotel Holliwood.
Dalla piscina si vede benissimo la famosa scritta HOLLYWOOD, ma questo non vuol dire che sia vicina, come tutto il resto a LA.
La colazione
Se il buongiorno si vede dal mattino, posso dire che il secondo indizio è stata la prova definitiva che questo W Hollywood non avrebbe ottenuto la sufficienza nella mia valutazione finale.
Sala colazione praticamente deserta e più di 30 minuti per essere servito. Non c’è un buffet, ma è un Diner di lusso dove chi ha la colazione gratuita con lo status può scegliere da un menù dedicato.
Io ho optato per uno dei piatti “Signature” , ovvero uno di quelli che identificano il locale e convincono l’ospite a tornare e tornare per gustarli nuovamente.
Peccato che le mie “eggs benedict” fossero sode e non baveuse come nel resto del mondo e alla mia domanda se fosse la loro ricetta la risposta è stata “no, mi spiace ma lo chef è alla prima settimana di lavoro”. Una roba da pensione due stelle in Nicaragua, non da hotel 5 stelle a LA.
In conclusione
Una vera delusione, un hotel da evitare come la peste a meno che non ci sia un reboot del sistema operativo, o un downgrade ad un prezzo da ALoft o meno. Ah dimenticavo la ciliegina (amara) al check-out un solo addetto e oltre 10 ospiti in coda. MAI PIU’.
Pro
- La piscina panoramica
- Location
Contro
- Servizio
- Camera
- Prezzo
- Mood