Abbiamo volato a bordo di BeOnd, la compagnia che inizierà a volare “all business” tra Milano e le Maldive: la nostra recensione
Dalla fine dello scorso novembre l’Airbus A319 di BeOnd solca i cieli tra l’Europa, l’Arabia Saudita e le Maldive. Si […]
Dalla fine dello scorso novembre l’Airbus A319 di BeOnd solca i cieli tra l’Europa, l’Arabia Saudita e le Maldive. Si tratta di un aereo unico non solo perché è il solo nella flotta della compagnia maldiviano-emiratina (che a breve riceverà anche un più capiente A321), ma anche per la configurazione interna all-business con soli 44 posti.
In questo articolo:
- Specifiche
- Aeromobile:
- A319
- Classe:
- Business
- Tratta:
- ZRH - MLE
- Prezzo:
- Press trip
- Prenota
Dal prossimo 3 luglio, il vettore inizierà anche a operare da Milano Malpensa, con due voli settimanali (il mercoledì e il sabato) verso Malè. The Flight Club ha avuto l’opportunità di testare in anteprima per i passeggeri italiani come si vola con BeOnd grazie a un invito ricevuto dalla stessa compagnia aerea. Test che ha avuto luogo su un volo da Zurigo, che con Monaco (questa destinazione resa solo stagionale e interrotta dal 31 marzo) costituisce il network europeo della compagnia.
Il viaggio ha avuto inizio con un trasferimento in treno da Milano allo scalo svizzero, che è collegato alla rete ferroviaria elvetica. Con l’orario di partenza del volo B4091 previsto alle 22, sono arrivato all’aeroporto di Kloten intorno alle 18, quando banchi check-in della compagnia erano ancora chiusi. Ho bighellonato un po’ tra i negozi di The Circle, il centro commerciale che si trova a un piano intermedio tra i binari della ferrovia e il piano check-in del terminal, prima di presentarmi all’area accettazione numero 2 poco dopo le 19.
Lì, in mezzo alle lunghe file di passeggeri in partenza con Oman Air ed Emirates, c’erano i tre banchi di Beond. Davanti a me, solo una coppia di anziani svizzeri con un bel mucchietto di valige. Avendo già fatto il check-in online, avrei dovuto solo ritirare la carta d’imbarco e spedire la mia valigia.
Ma l’agente mi ha accolto dicendo che, per ragioni di distribuzione del peso a bordo, si era permessa di cambiarmi il sedile da me selezionato, il 2A, con il 6A, sempre finestrino e sempre sul lato sinistro della cabina.
Ho risposto che per me non c’era alcun problema, ho messo la valigia sul nastro e me ne sono andato verso i controlli di sicurezza, l’immigrazione e la lounge. Tempo totale per il check-in, compreso il ‘cambio’ di posto: meno di un minuto.
BeOnd offre la possibilità di prenotare i suoi voli con tre diverse tariffe: Delight, Bliss e Opulence. La prima dà diritto a scelta del posto gratuita e fast track ai controlli di sicurezza, la seconda vi aggiunge l’accesso alla lounge e la terza, oltre a franchigie di bagaglio a mano e da stiva aumentate, dà diritto alla modifica gratuita della prenotazione e al servizio di chauffeur da casa all’aeroporto di partenza. A me BeOnd aveva fatto avere un pacchetto Bliss, con accesso alla lounge incluso.
Come tutti i voli extra-Schengen in partenza da Zurigo, anche il B4091 partiva dal satellite E di Kloten, che si trova, isolato, ad alcune centinaia di metri dal terminal principale. Per cui, passati rapidamente i controlli di sicurezza grazie al fast track e l’immigration grazie agli E-gates, mi sono imbarcato sul trenino automatico che collega il terminal al satellite E.
Il viaggio, della durata di circa 90 secondi, è allietato dalla proiezione delle immagini delle montagne svizzere su una delle pareti del treno, seguito dal muggito di una mucca che annuncia l’arrivo a destinazione.
Salite un paio di rampe di scale mobili, ho seguito le indicazioni per l’Aspire Club Lounge, che Beond riserva ai suoi ospiti.
Un’ora e mezza più tardi, e circa venti minuti prima dell’orario di partenza, uno degli agenti che stavano ai banchi del check-in è venuto in sala, chiamando il ‘gruppo vacanze BeOnd’ all’imbarco e accompagnandoci poi fino al gate E23.
Un gruppo assai ristretto, visto che ho contato 14 di noi incluso il sottoscritto. Come già il check-in, anche l’imbarco è avvenuto in tempi rapidissimi. Il responsabile di cabina, al mio arrivo a bordo, si è presentato e mi ha dato il benvenuto, facendomi poi accompagnare al posto 6A da una delle sue colleghe.
Direi che la parola che meglio descrive l’impressione che suscita la cabina allestita da BeOnd appena si sale a bordo sia ‘stupore’. Per lo spazio e l’ariosità e per il bianco avorio della pelle dei sedili, che sotto la luce bianca (l’aereo non ha il sistema di mood lighting) è abbagliante.
I tocchi di arancione e i toni del bronzo del tappeto e della struttura che ‘avvolge’ le coppie di sedili richiamano lo stile di un altro aereo unico (e di gran lusso): il Four Season Private Jet. Qui, in fondo alla cabina non c’è uno stand bar, ma in corrispondenza dell’uscita di sicurezza posta sopra l’ala c’è uno spazio di un paio di metri senza sedili che aggiunge ulteriore ariosità all’ambiente.
Sul mio sedile ho trovato un vanity kit in pelle nera, una sacchetta pure nera e in pelle con le cuffie per l’IFE, un cuscino arancione rivestito di velluto (non inserito in un contenitore di cellophane) e una sacca pure arancione che conteneva il piumino per la notte. Sul bracciolo centrale c’era il menù, mentre non vi era traccia di ciabattine, molto care a chi appena sale in aereo si toglie le scarpe come se fosse nel salotto di casa sua.
Giusto il tempo di sistemarmi e uno dei quattro assistenti di volo (un uomo e tre donne) è passato prima con una salvietta calda, poi con un vassoio con alcuni succhi e smoothies offerti come drink di benvenuto. Alla mia richiesta di poter avere invece dello champagne, è tornato pochi istanti dopo con un bicchiere di bollicine.
Nel frattempo, le porte erano state già chiuse e l’apposito trattore ci stava spingendo indietro. Incredulo, ho guardato l’orologio (che segnava le 22 in punto) e mi sono reso conto che da quando eravamo arrivati al gate erano passati poco più di dieci minuti. Un tempo record, impossibile da eguagliare da parte di qualunque normale aereo commerciale e che mi ha fatto pensare all’imbarco e alla partenza di quell’unica volta in vita mia in cui, anni fa, avevo viaggiato su un jet privato.
Alle 22.10 eravamo in aria, con il segnale delle cinture che si è spento appena cinque minuti dopo il decollo. A quel punto è arrivata una ciotolina di mandorle e arachidi salate accompagnata, ancora su mia richiesta, da un altro bicchiere di champagne (ancora una volta non versato al posto).
Scorrendo il menù in attesa della cena, ho notato come non ci fosse traccia dei vini. Ho chiesto se ci fosse una lista separata, ma mi è stato risposto di no.
Così, quando l’assistente di volo è passata e prendere le ordinazioni, è stata lei a dirmi cosa c’era nella cantina di bordo: avendo io optato per un antipasto di foie gras d’oca seguito da manzo Wagyu stufato con patate, si è limitata, su mia indicazione, ai rossi, chiedendomi se preferissi un Rosso di Montalcino Banfi o un Barbaresco Pio Cesare. Ho optato per il primo, restando tuttavia non poco perplesso dall’assenza di una carta dei vini.
Per ogni pasto (colazione, pranzo o vena che sia), BeOnd offre una scelta tra tre diversi antipasti, quattro portate principali e tre dolci, oltre al classico assortimento di formaggi.
Il servizio è iniziato poco meno di un’ora dopo la partenza da Zurigo con la posa sul tavolino di una tovaglietta su cui sono stati posati una ‘struttura’ in acciaio in cui c’erano il pane (tre tipi diversi), una confezione di burro salato e un piattino saliera/pepiera, un bicchiere per l’acqua e un tovagliolo contenente forchette e coltelli. Dai piatti ai bicchieri alle posate, tutto era griffato da sofisticati brand inglesi: William Edwards le porcellane, Robert Welch forchette, coltelli e cucchiai,.
Il blocco di foie gras è arrivato guarnito con fiori edibili gialli, accompagnato da una salsa alla menta, due palline di dragon fruit, pomodorini, panna cotta salata e una eccezionale composta di fichi. Bellissimo, buonissimo e decisamente abbondante.
Lo stufato di wagyu è stato servito con patate, zucchine e peperoni rossi. Il piatto di formaggi conteneva ben cinque diverse varietà, incluso il gouda, il camembert, un emmenthal molto stagionato e un blue cheese ed era accompagnato da uva e dalla stessa composta di fichi dell’antipasto.
Al termine della cena, servita con un ritmo perfetto (né troppo lento, né troppo incalzante), grazie anche al limitato numero di ospiti (con un rapporto passeggeri/assistenti di volo inferiore a 4 a 1) non sono stati serviti tè o caffè (che pure erano nel menù) e non sono state distribuite salviette umidificate.
A quel punto, alcuni passeggeri, incluso il sottoscritto, si sono fatti montare sull’apposito sostegno (estraibile dal bracciolo centrale tra i sedili) e collegare all’IFE di bordo l’Ipad che BeOnd usa come device per l’intrattenimento di bordo, non disponendo i sedili di schermi individuali. Altri si sono invece fatti preparare il letto dagli assistenti di volo, che hanno steso sul sedile una sorta di sottile materasso di stoffa spugnosa simile a un asciugamano e hanno avvolto il cuscino in una federa di cotone.
L’esperienza dell’IFE è stata assai deludente, nonostante l’Ipad di generose dimensioni e le cuffie Beats con un’ottima qualità del suono: l’intrattenimento di bordo, infatti, consisteva in una dozzina di film arabi in lingua araba e senza sottotitoli, altrettanti album musicali, quasi tutti di musica araba eccezion fatta per un paio di musica classica e di musica elettronica, una mezza dozzina di serie tv americane (in inglese e senza sottotitoli), qualche documentario e programma sportivo e una mappa monodimensionale con la rotta del volo, senza peraltro informazioni su altitudine, velocità tempo restante e orario d’arrivo.
Per dirla breve, il più scarso sistema di intrattenimento che io abbia mai visto su un aereo deputato al lungo raggio.
Riposto l’Ipad, mi sono fatto preparare il letto anch’io, per scoprire il punto ‘debole’ del sedile scelto da Beond: lo spazio in cui si mettono i piedi quando si è in posizione orizzontale, che è risicatissimo e defilato rispetto all’asse centrale del sedile.
Cosa che, ovviamente, non ha certo aiutato la qualità del sonno. Per chi siede sul lato corridoio, poi, questo piccolo spazio non ha alcun ‘riparo’ rispetto al corridoio ed è quindi possibile che durante il sonno venga urtato da chi è di passaggio.
Gli unici sedili che dispongono di un generoso spazio per i piedi sono quelli in fila 1 e fila 5 (subito dietro l’uscita di emergenza alare) che hanno di fronte una vera e propria poltroncina (ottomana), assai più comoda per dormire (come ho potuto sperimentare durante il viaggio di ritorno).
Questi posti possono essere pre-selezionati al costo supplementare di 150 dollari per chi abbia prenotato la tariffa Delight e 100 dollari per chi abbia prenotato la Bliss, mentre sono selezionabili gratuitamente per chi abbia optato per la tariffa Opulence.
Un altro limite del sedile, per chi tiene alla privacy, è dato dalla totale mancanza di uno schermo tra i due sedili posizionati su ogni lato della cabina.
Ora, è vero che il 99% di coloro che vanno alle Maldive è fatto da coppie o famiglie, ma almeno un paratia che si possa abbassare o alzare a seconda delle situazioni (simile a quella che c’è tra i sedili a bordo dell’unica altra compagnia all-business esistente, la francese La Compagnie) avrebbe dovuto essere prevista.
Per il resto, il sedile ha dotazioni molto basilari: i comandi elettrici del sedile sono sul lato interno del bracciolo centrale, non è prevista una luce da lettura (anche se si può usare quella posizionata sotto la cappelliera, che hanno tutti gli aerei della famiglia dell’A320) e nessuno spazio per riporre gli oggetti personali (anche se borse o giacche possono essere messe nelle cappelliere).
Una presa di corrente universale e una presa USB-C erano a disposizione di ogni posto sulla parte frontale della consolle che separa le coppie di sedili.
Prima di stendermi, ho voluto ispezionare il vanity kit, dal quale ho notato due assenze macroscopiche: la mascherina per gli occhi e i calzini, che fanno parte ormai in default di qualsiasi beauty case distribuito in qualsiasi Business Class).
Il mio sonno, in una cabina molto quieta dato lo scarso numero di occupanti, è stato interrotto dopo un paio d’ore dalla voce del comandante che, dandoci il buongiorno, preannunciava 40 minuti all’atterraggio all’aeroporto Al Maktoum, lo scalo secondario di Dubai dove avremmo fatto rifornimento prima di proseguire il volo (con un nuovo equipaggio) verso le Maldive.
Lo scalo per il rifornimento può essere considerato una seccatura. E lo è sicuramente se lo si confronta con l’esperienza del volo diretto perché, ovviamente, i passeggeri devono interrompere il sonno per mettere il sedile in posizione verticale. Ma è invece assai più comodo se paragonato a un qualsiasi volo per le Maldive con scalo nel Golfo, anche se alcune lounge dei vettori di quell’area fanno sempre gola.
Infatti, in questo caso, essendo la colazione servita nella seconda porzione di volo, si viene svegliati appena 30-40 minuti prima dell’atterraggio, massimizzando il tempo del sonno. E, soprattutto, non si deve scendere dall’aereo, girovagare per l’aeroporto per poi salire su un altro.
Si resta invece a bordo, con le luci soffuse e con il nuovo equipaggio che serve su richiesta drink o bevande calde. Ci si può anche stendere e riappisolare. Dopo circa 50 minuti, quando le prime luci dell’alba (nel caso del nostro volo da Zurigo) si affacciano a oriente, si riallacciano le cinture e si decolla verso le isole del paradiso.
Un altro aspetto positivo del servizio di food & beverage a bordo di BeOnd è dato dal fatto che non si debba scegliere alla partenza, la sera prima, cosa si mangerà per colazione. Invece, gli assistenti di volo sono passati a prendere le ordinazioni per quello che potrebbe ben essere definito un brunch (tre portate) venti minuti dopo il decollo da Dubai (lasciando, ovviamente, dormire chi era steso per poi, come in alcuni casi, servigli il pasto più tardi).
Io, che mi ero del tutto svegliato, ho optato per un antipasto di salmone affumicato e cream cheese seguito da una omelette con salsiccia di manzo (niente maiale) e da un piatto di frutta fresca assortita.
Il tavolino è stato apparecchiato nello stesso identico modo della cena. Anche in questo caso, bello e buono sono andati a braccetto, col piatto di frutta che conteneva sei diverse varietà. Solo l’omelette era, forse, un po’ asciutta, a voler proprio cercare il pelo nell’uovo.
Il servizio, questa volta, si è concluso con tè, caffè e biscottini al burro.
Terminato il pasto, ho acceso l’Ipad sulla mappa del volo, ho letto e sonnecchiato fino a quando, quattro ore dopo il decollo, il comandante ha annunciato che avevamo iniziato la discesa verso “the beautiful Maldives”.
Ho notato che l’A319 ha seguito una traiettoria diversa da quella volata, per dire, da Emirates e Qatar Airways: non rettilinea fino all’arcipelago ma, piuttosto, arcuata a seguire sommariamente la costa della penisola indiana (con un modesto allungamento del tempo di volo, quantificabile in 20-30 minuti). Traiettoria che l’A319, come si può vedere nella foto sotto, ha seguito anche durante il volo di ritorno dalle Maldive a Zurigo. Questo perché Beond non ha ancora ricevuto l’autorizzazione ETOPS che le consente operazioni sul mare a una maggiore distanza dalla costa.
Avendomi visto armeggiare con la telecamera e la macchina fotografica, dieci minuti prima dell’atterraggio l’assistente di volo è venuto a confidarmi che l’approccio all’aeroporto di Malè sarebbe avvenuto da nord e che, dunque, la vista migliore si sarebbe goduta sedendo sul lato destro dell’aeroplano. Un’attenzione personale in più che ha ulteriormente innalzato l’asticella del livello del servizio di bordo durante le dieci ore abbondanti di viaggio.
Vista l’ampia disponibilità di posti liberi, mi sono spostato all’1F, che era libero, mentre l’assistente di volo, già seduto sul suo strapuntino per l’atterraggio, mi faceva ‘pollice averso l’alto’.
Così, con la ‘migliore vista possibile’ si è concluso un viaggio sicuramente unico e che per molti aspetti (fatta eccezione per l’IFE e la comodità del sedile in posizione orizzontale) è andato ‘beyond’ (cioè ‘oltre’, come dice anche il nome della compagnia, BeOnd) le aspettative di un ‘classico’ volo in Business Class.
Pro
- La cabina
- La proposta gastronomica
Contro
- IFE