Dall’8 gennaio ITA termina il Milano-New York. Così la compagnia dice addio a Malpensa
Quest’anno, le Feste non saranno la sola cosa che l’Epifania si porterà via. Dall’8 gennaio 2024, infatti, sparirà da Malpensa […]
Quest’anno, le Feste non saranno la sola cosa che l’Epifania si porterà via. Dall’8 gennaio 2024, infatti, sparirà da Malpensa il volo diretto Milano-New York operato da ITA Airways.
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E con esso ogni traccia della compagnia ‘di bandiera’ nello scalo varesino, giacché la Milano New York (JFK) era l’unica rotta operata su Malpensa dall”erede’ di Alitalia (che invece ha una forte presenza sull’altro scalo milanese, quello di Linate).
Occorre sottolineare che ITA Airways e Alitalia non sono legate da alcun legame aziendale. Ma ITA ha acquistato il brand Alitalia e ha ereditato, nell’ottobre 2021, gran parte della flotta operata fino al giorno prima da Alitalia, di fatto sostituendosi ad essa come ‘compagnia nazionale’.
Da questa prospettiva, lo stop al Milano-New York, assume una portata che potremmo definire storica, dato che Alitalia aveva servito ininterrottamente l’aeroporto di Malpensa dagli anni Cinquanta. Persino durante la pandemia di Covid, i pochi voli con sigla AZ (altro elemento ereditato da ITA) operavano su Malpensa (Terminal 2), dopo la chiusura temporanea di Linate.
Certo, va detto che quello tra Alitalia e lo scalo intercontinentale lombardo è stato un rapporto travagliato, persino nel decennio tra il 1998 e il 2008 in cui Malpensa ha ricoperto il ruolo di hub principale della compagnia di bandiera italiana.
Fatto salvo quel decennio, sui voli a lungo raggio Malpensa è sempre stata l’aeroporto di serie B per Alitalia. Che dallo scalo varesino serviva una manciata di destinazioni in Nord e Sud America e in Asia, prima con i DC-6 e i DC-7, poi coi jet DC-8 e successivamente (negli anni Settanta e Ottanta) con i DC-10 e i Boeing 747. Su Malpensa, AZ non operava alcun feederaggio per i suoi voli intercontinentali: il Milano-New York, il Milano-Chicago, il Milano-Boston, il Milano-Tokyo, il Milano-San Paolo (solo per citarne alcuni) erano voli point-to-point, con un traffico che originava esclusivamente nel capoluogo lombardo (o comunque nel bacino di utenza di Malpensa tra Lombardia e Piemonte).
Tutto cambiò a partire dal 1998. Per capitalizzare su quanto speso nella realizzazione di quella che allora era chiamata ‘Malpensa 2000’, il governo decise che Alitalia avrebbe trasferito lì il fulcro delle sue operazioni, il suo hub principale, limitando severamente il traffico da e per Linate in modo che il city airport non portasse via traffico al fratello maggiore.
La data ‘storica’ fu il 27 ottobre (che casualmente è anche il giorno del compleanno del Barbone): grande caos nella gestione dei bagagli, ma poi le cose iniziarono a girare. Si trattava, tuttavia, di un trasloco monco: Alitalia aveva portato a Malpensa solo gli aerei, mentre la base operativa degli equipaggi e quella della manutenzione erano rimaste a Roma. Così che ogni giorno, centinaia e centinaia di piloti, hostess e steward facevano la spola da Roma prima di prendere servizio a Milano. Di fatto, i voli tra Fiumicino e Malpensa erano navette riempite per lo più da personale Alitalia.
La cosa, evidentemente mal digerita (o non digerita affatto) dai dipendenti e dai sindacati Alitalia (ma forse anche dai vertici del carrozzone alato) andò avanti di malavoglia per un decennio tondo tondo. Che vide, tra le altre cose, fallire l’accordo tra la stessa Alitalia e l’olandese KLM (che poi avrebbe scelto Air France come partner), che probabilmente avrebbe ‘blindato’ il ruolo di Malpensa come hub.
Invece, nell’ottobre 2008 la compagnia di bandiera fece armi e bagagli facendo ritorno a Fiumicino. Gli amministratori locali e le associazioni delle categorie produttive del nord Italia fecero fuoco e fiamme. Ma, a onor del vero, forse, quella di ‘Malpensa hub di Alitalia’ fu sempre e soltanto una forzatura, dato che, per posizione geografica e capacità d’attrazione, era ed è Roma la ‘casa’ naturale di una compagnia che voglia operare secondo il modello ‘hub and spoke’.
Alitalia, però, non se ne andò del tutto da Malpensa: mantenne, almeno all’inizio, qualche collegamento con Roma, oltre a due voli intercontinentali: quello per New York JFK e quello per Tokyo Narita, storicamente affollato di turisti giapponesi attirati nel capoluogo lombardo dalla moda e dal lusso. Ai due voli ‘year round’ si sarebbe aggiunta per alcuni anni nei mesi invernali qualche frequenza settimanale per le Maldive.
Queste ultime e il Tokyo finirono a carte quarantotto con l’epidemia di Covid alla quale sopravvisse, seppur menomato (quattro o cinque frequenze settimanali), solo il Milano-New York, anche Casa Alitalia non ha mai più riaperto e ora è una lounge indipendente gestita da SEA.
Che dal prossimo 8 gennaio passerà pure lui ai libri di storia, ‘vittima’ di conti in continua perdita su una rotta molto ‘affollata’, sulla quale ITA Airways ha scelto comunque di non investire, operandola con i vecchi A330-200 anche quando (dalla scorsa primavera) ha iniziato a ricevere gli assai più moderni, confortevoli ed accattivanti A330-900. Come si può vedere i voli non sono più in vendita dopo il 7 gennaio.