Viaggiare ai tempi del covid: la mia esperienza con il self test in Nuova Zelanda
Australia e Nuova Zelanda sono state tra le nazioni più restrittive in materia di spostamenti, e non solo per quelli […]
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Australia e Nuova Zelanda sono state tra le nazioni più restrittive in materia di spostamenti, e non solo per quelli non essenziali. Basti pensare all’Americas Cup l’anno scorso o gli Open di Melbourne con la polemica di Novak Djokovic.
In questo articolo:
Adesso le cose sono cambiate di molto, l’Australia (per i vaccinati) ha tolto tutte le restrizioni, anche il semplice obbligo di compilare il Digital Health Pass. Lo stesso ha fatto la Nuova Zelanda che però mantiene ancora alcune misure per chi è intenzionato a raggiungere la terra degli All Blacks.
Mentre in Italia sta scoppiando la polemica di chi effettua i test rapidi in autonomia per evitare di finire in quarantena, continuando ad uscire nonostante la positività, in Nuova Zelanda il Governo obbliga i viaggiatori a farsi due test in autonomia, ed eventualmente ad autodenunciarsi.
Cosa serve per andare in Nuova Zelanda, oggi 13 luglio
E’ necessario richiedere il travel pass, oltre la NZeSTA, per poter salire a bordo dell’aereo che porterà in Nuova Zelanda. Senza questi documenti sarà negato l’imbarco, non importa quanto si pianga davanti ai banchi del check-in.
Entrambi i permessi si ottengono online in pochissimo tempo. Il travel pass è praticamente immediato, mentre l’NZeTA richiede al massimo un paio di ore.
Giusto qualche giorno prima del mio giro del mondo, l’Australia aveva tolto il PLF mentre la Nuova Zelanda eliminato il test pre partenza.
In aeroporto la consegna del test
Il penultimo step, prima di poter uscire dall’aeroporto, è quello dove tutti i passeggeri in arrivo da un volo internazionale devono ritirare il proprio kit per effettuare i tamponi previsti dalla legge.
Tutti i passeggeri devono completare due test in autonomia: il primo entro 24 ore dall’arrivo e il secondo entro il 5° giorno. Le confezioni sono alla fine di una serpentina: si prende la propria scatoletta, si controlla con un addetto il Travel Pass e stop.
Il mio test
In questi due anni di pandemia, da dicembre 2020 quando ho fatto il mio primo viaggio fuori Italia ad oggi, ho fatto più di 80 tamponi, ci sono stati viaggi dove tra andare e tornare ho fatto anche 7 test. Oggi fortunatamente sono sempre più rari, anche adesso che gli USA hanno tolto il tampone pre partenza, tutto è diventato più semplice.
Oggi, nel primo pomeriggio, ho ricevuto una mail nella quale mi veniva ricordata la scadenza delle 24h. Lo ammetto, mi ero completamente dimenticato di farmi il tampone.
Nel kit c’è tutto il necessario per eseguire 4 tamponi, ci sono le istruzioni su come farlo e come gestire la fase del risultato.
Visto che la Nuova Zelanda è sicuramente un paese più “civile” di molte altre nazioni, Italia compresa, chiede poi al paziente di comunicare l’esito del test via mail o al telefono. Basta una telefonata per confermare i dati e dire all’addetto il risultato del test. Ovviamente non c’è quarantena in attesa della comunicazione e, come detto, il test può essere fatto entro le 24 ore dall’arrivo.
In conclusione
Chissà se l’Italia facesse la stessa cosa, quale sarebbe la percentuale di positivi che si autodenuncerebbe. Visto quello che si legge in giro, direi proprio pochi (o nessuno).